Storia della ‘manina’ che ha modificato il decreto fiscale 

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 (Afp)

 Luigi Di Maio

Una “manina” ha modificato il testo del decreto fiscale, collegato alla manovra, inserendo delle norme sul condono e lo scudo fiscale per i capitali all’estero prima di inviarlo al Quirinale.

L’accusa choc arriva direttamente dal vicepremier e leader dei 5 stelle, Luigi Di Maio che, durante la registrazione di Porta a Porta, annuncia che presenterà una denuncia in procura. Non solo. Il ministro dello Sviluppo e del Lavoro avverte: se il testo del decreto non sarà modificato “noi non lo votiamo”.

Passano pochi minuti e dal Quirinale, con una nota secca, fanno sapere che non è pervenuto alcun testo. Una precisazione irritata con la quale il Colle prende le distanze molto duramente da una polemica che cerca di tirare in ballo le istituzioni in un braccio di ferro che è tutto politico. Un tentativo che Mattarella stoppa subito, mentre la Lega controreplica al M5s e Giuseppe Conte cerca di rimettere in ordine i passaggi come Costituzione e prassi prevedono.

Dopo la replica del Colle, Di Maio corregge il tiro

Dopo la durissima nota del Colle, Di Maio, sempre ospite del salotto di Vespa, corregge il tiro e abbassa i toni: “Ai miei uffici è stato riferito che il testo era giunto al Quirinale. Se il testo non è ancora arrivato al Quirinale allora basterà lo stralcio di quella parte e non sarà nemmeno necessario riunire il Cdm”, spiega.

Parole ben differenti da quelle pronunciate prima, quando aveva detto: “Non so se è stata una manina politica o una manina tecnica, in ogni caso domattina si deposita subito una denuncia alla procura della Repubblica perché non è possibile che vada al Quirinale un testo manipolato”.

Il vicepremier, tuttavia, non avanza ipotesi, e anzi precisa subito di non dubitare degli alleati di governo: “Non ho ragione di dubitare della Lega, ci siamo stretti la mano”, afferma. Non dubita neanche del sottosegretario Giorgetti? “Non mi permetterei mai di indicare nomi”, mette in chiaro. Quindi, Di Maio conferma “la fiducia in tutto questo governo. Ma se ci facciamo passare sotto il naso testi così allora inizieranno i problemi grossi, ovvero che qualcuno si mette in testa di poter fregare il governo”.

L’altra ‘manina’. Quella del decreto dignità

L’accusa contro possibili ‘manipolazioni’ di provvedimenti ad opera di una ‘manina’ non è nuova: Di Maio già in occasione del varo del decreto Dignità, durante una diretta Facebook, aveva puntato il dito contro i tecnici del Mef. Ma la Lega, mentre Salvini è in visita a Mosca, replica duramente e rigetta ogni possibile sospetto su suoi esponenti: “Noi siamo gente seria e non sappiamo niente di decreti truccati, stiamo lavorando giorno e notte sulla riduzione delle tasse, sulla legge Fornero e sulla chiusura delle liti fra cittadini ed Equitalia”.

E, a taccuini chiusi, ipotizzano che le parole di Di Maio possano essere dettate dai malumori crescenti all’interno del Movimento su alcune norme contenute nel decreto fiscale, in particolare quelle sulla ‘pace fiscale’ che per alcuni pentastellati altro non sarebbe che un condono. Le stesse fonti, ricordano che i provvedimenti approvati dal Cdm lunedì scorso sono stati concordati da entrambi i partiti di maggioranza.

Il tentativo di Conte di rimettere le cose in ordine

Alla fine ci pensa Giuseppe Conte a rimettere in ordine i pezzi di un puzzle impazzito e a ricordare a tutti quali sono i giusti procedimenti e il rispetto verso le istituzioni, a cominciare dal Quirinale. Il presidente Conte – informato mentre era a Bruxelles delle criticità emerse nel decreto sul tema della pace fiscale – ha bloccato l’invio ufficiale del testo al Quirinale. Il decreto fiscale – hanno spiegato fonti di palazzo Chigi – è stato anticipato al Quirinale in via meramente informale, come è consuetudine fare in questi casi.

Prima dell’invio il presidente intende rivedere personalmente il testo articolo per articolo. Mentre la bomba esplode, intanto fioccano le dure critiche, alcune dai toni anche pesantemente ironici, delle opposizioni: “Imbroglioni”, accusa il segretario del Pd, Maurizio Martina. E Matteo Renzi rincara la dose: “Luigi Di Maio è un uomo disperato. Si è accorto in ritardo di aver dato il via libera a un condono. Prima ha votato il testo del decreto legge, poi ha detto che glielo hanno cambiato e si è rimangiato tutto”. Insomma, per l’ex premier “la sua mediocrità è imbarazzante”.

“Siamo al ridicolo. Di Maio disconosce la manovra e, ancora una volta, accusa gli uffici di avere modificato il testo dei suoi provvedimenti. E stavolta pare che il ministro voglia fare una denuncia. Occhio Giggino, per la ‘simulazione di reato’ ci sono da 2 a 6 anni di carcere!”, scrive su Twitter il dem Carmelo Miceli. Per Forza Italia “Luigi Di Maio e i 5 stelle sono vittime di un perenne complotto. Ridicoli”, è l’affondo della capogruppo Mariastella Gelmini. 

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