AGI – Invita al viaggio, il pellegrino eremita in costante ricerca di quell’Uno che è l’Amato, che è l’Inviolato, che è l’Origine, che è il Fine. Franco Battiato spentosi stamane nel suo eremo di Milo, sul fuoco mai sopito dell’Etna, a Milo era in pellegrinaggio.
Fermo il corpo, cuore e mente continuavano incessantemente a ricercare quella Luce che innerva e sostanzia la sua produzione artistica più matura e profonda – quella che lascia le sperimentazioni pop ed elettroniche ante litteram di Cuccurucucu Paloma e scende negli abissi delle profonde altezze spirituali di E ti vengo a cercare e di Un irresistibile richiamo, dichiarazioni in musica d’amore e di fede.
Che poi sono la stessa cosa, ed è la sola legge a cui “tutto l’universo obbedisce”. Rapito come in estasi d’amore dalla ricerca spirituale che fa capo alla corrente Sufi dell’Islam più ascetico, Franco Battiato nella musica pregava.
A spiegare ad Agi la filosofia che sta dietro e dentro la spiritualità del Sufismo è Francesca Bocca-Aldaqre, teologa, scrittrice e professore di Cultura Araba alla Società Umanitaria di Milano.
Professoressa Bocca-Aldaqre, di Franco Battiato ricordiamo un memorabile concerto a Baghdad, in cui in arabo cantò le sue canzoni e la sua ricerca di vita: una scelta abbastanza sottotraccia perché non prese posizione netta rispetto alla religione. Cosa distingue però l’Islam tout court dalla ricerca mistica del sufismo?
Ciò che avvicina molti artisti al sufismo è proprio il linguaggio che i Sufi usano, che è quello dell’arte e della poesia, per esprimere le proprie verità. Verità che sono le stesse del Corano: non c’è una separazione né di religione, né di setta, né di dottrina, e alcuni Sufi diranno neppure di gruppo.
Eppure c’era un gruppo di riferimento.
Il contatto Sufi di Battiato, a Milano, fu Gabriele Mandel, di cui fu maestro Hamza Boubakeur. Lo stesso Mandel era un personaggio
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