E intanto nel Pd scoppia il caso Zingaretti-D’Alema

E intanto nel pd scoppia il caso zingaretti dalema

Silvia Lore / NurPhoto
 

 Nicola Zingaretti

Nuove polemiche dentro il Pd. Carlo Calenda incalza il candidato alla segreteria dem, Nicola Zingaretti, chiedendo chiarezza sui rumors che parlano di un possibile ritorno di Massimo D’Alema ed altri esponenti del vecchio gruppo dirigente per tentare un’alleanza con M5s.

Calenda twitta: “Non capisco. L’idea di Nicola Zingaretti e Paolo Gentiloni è ricominciare da D’Alema, Bettini, Bassolino etc per fare un’alleanza con i 5 Stella che stanno crollando in mezzo a mille contraddizioni? Che senso ha. Non si comprende”.

E poi, in un altro tweet, aggiunge: “Ho preso per buona la smentita di Zingaretti ma ogni settimana ce n’è una nuova su Leu o M5s. Anche basta. E mi stupisco che Paolo Gentiloni non dica una parola chiara su questa linea. E lo dico da suo supporter numero 1”.

Ma Zingaretti replica stizzito. “Ci risiamo. Qualcuno vuole distruggere il Pd anche a colpi di tweet e fake news. Io non lo permetterò mai. Sulle Europee ho letto ricostruzioni fantasiose su inesistenti accordi. Io ho sempre sostenuto l’esigenza di presentare la lista del Pd. Il resto sono solo campagne organizzate, su cose che non ho mai detto, dal vecchio gruppo dirigente che ci ha portato alle drammatiche sconfitte di questi anni”.

E quindi, auspica: “Serve veramente una svolta, cambiare tutto e andare avanti cominciando ad archiviare questi metodi barbari di confronto tra di noi. Voglio che i democratici siano uniti e solidali anche nel confronto o non saremo mai credibili. Pensiamo all’Italia e alla necessità di aprire una nuova fase della sua vita democratica”.

Ma su Twitter arrivano prese di distanza nette da parte degli altri candidati alla segreteria del Partito democratico. Maurizio Martina scrive: “A sinistra non si riparte da operazioni nostalgiche di vertice come qualcuno vorrebbe. La somma di gruppi dirigenti e leader del passato non farà mai la svolta necessaria. Noi andiamo a cercare nuove energie nel paese fianco a fianco”.

E pure Roberto Giachetti, ancora più duro: “Quando diciamo che vogliamo andare sempre avanti lo diciamo perché ormai è chiaro che gli altri invece vogliono riportarci indietro tutta. Listone con D’Alema e Bersani? Alleanze con M5s? Così più che un congresso sembra un incubo. Per questo ci siamo noi, riformisti radicali”.

Dibattito interno sempre più acceso

Il dibattito interno si accende di ora in ora, tra candidati ed esponenti dem. Goffredo Bettini, eurodeputato Pd, osserva caustico: “Se il contributo che Calenda intende dare al congresso del Pd sono le polemiche personali e le menzogne, inizia male. E penso che si illuda, per questa via, di togliere consensi a Zingaretti per raccattarne, forse, un po’ di più lui”.

Il deputato dem Marco Di Maio aggiunge: “Il congresso del Pd deve servire a definire una linea netta per un partito che è l’unica reale opposizione esistente. Non alle ambiguità: se qualcuno vuole richiamare in casa chi ha fatto di tutto per distruggerla, lo farà senza di me. E’ questione di rispetto e non di dispetti”.

Duro il parlamentare del Pd, Camillo D’Alessandro: “Un cavallo di Troia, questo rappresenta Zingaretti per D’Alema e company. Provare a rientrare dalla finestra dopo aver sbattuto la porta e dato fiamme alle mura. Ma Zingaretti che vuole fare? Prestare il fianco a chi vuole da un lato un Pds senza S, con tutti i responsabili del fallimento della sinistra italiana e pronti ad accordi di palazzo con i 5 Stelle come dice Cuperlo? Come si può dare ancora credito a chi, pensando di portarsi il pallone dietro, è riuscito nel record di scindere ciò che non era stato neanche costituito (Articolo 1)? Ora fanno i tifosi di Zingaretti, pur non essendo iscritti, costituendo comitati nella speranza che quello stesso Pd che avevano malamente abbandonato possa consentirgli alle europee un altro giro di giostra”.

Gianni Cuperlo si rivolge a Maurizio Martina e Matteo Richetti: “Voglio dire a Martina e Richetti che la nostalgia è un sentimento. Invece la politica è visione del dopo. Ieri per una intera giornata, al ventennale di Italianieuropei, personalità di provenienza diversa e senza steccati hanno colto l’occasione e discusso sul destino della sinistra e dell’Europa. Sarebbe stato bello ascoltare anche il punto di vista di Martina come si era previsto. Peccato, sarà per la prossima volta”.

Cosa fare con i 5 Stelle?

Quanto ai 5 Stelle, Cuperlo prosegue: “Dico solo, non facciamo caricature. Impedire la saldatura di quell’elettorato con la destra peggiore dovrebbe essere l’alfabeto di una sinistra che non si arrende a mani alzate. Spero che il congresso del mio partito – auspica – non imiti la sceneggiatura mal copiata della sfida all’Ok Corral. La vera differenza è tra chi vuole distruggere ogni tentativo di cucitura e chi vuole ricostruire, arte complessa e che chiede applicazione e tenacia. Mai come adesso abbiamo bisogno di rigore, analisi, progetto. Il tempo dei tweet e della propaganda in casa è andato. Sia lode”.

Anche il parlamentare e membro della Direzione nazionale del Pd, Roberto Morassut, si rivolge al candidato alla segreteria dem Martina: “Maurizio Martina è stato il segretario del Pd. Durante il suo mandato ha dovuto affrontare due problemi: la collocazione del Pd dopo la sconfitta e la prospettiva di un nuovo congresso. Sul primo problema egli ha tentato una interlocuzione con il Movimento 5 Stelle per farci un governo. Ebbe l’opposizione delle correnti che ora lo sostengono. In realtà il tema non era fare un governo con i 5 Stelle (assai improbabile) ma confrontarsi con loro per togliere ogni alibi ‘di sinistra’ e lasciar emergere la scelta per la Lega come la vera e naturale unica opzione da loro perseguita”.

Per Morassut, “tutta la nostra discussione doveva concentrarsi su questo ed invece è stata stupida e schematica. E tale continua ad essere. Ora Martina dice che con i 5 Stelle non si deve nemmeno parlare. Mi aspetto a seconda della meteorologia del momento altre dichiarazioni. Per quanto riguarda il Congresso egli ha prima detto voler fare le primarie, poi che serviva un congresso diverso e costituente (come io dissi dal 2016), poi che, no, servivano le primarie perché il Pd non andava ‘superato’, poi che occorre cambiare addirittura il nome e fare i Democratici (nuovo plagio)”. 

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