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Proteste in Aula e manifestazioni in piazza anticipano la terza ed ultima fiducia posta dal governo sulla manovra, incassata con 327 sì. In un clima teso, con le opposizioni sulle barricate, il governo si appresta ad incassare domani, più che in zona Cesarini, il via libera definitivo alla legge di Bilancio. Ma a rubare la scena è soprattutto lo scontro tra maggioranza e opposizioni, ormai arrivato a livelli altissimi e che si sposta anche al di fuori dei palazzi: il Pd scende in piazza davanti Montecitorio sulle note di “Bella ciao”, mentre Forza Italia dà l’avvio alla protesta dei gilet azzurri, che da gennaio si mobiliteranno in tutte le piazze italiane, annuncia Silvio Berlusconi, che demolisce la legge di Bilancio sia nel metodo che nel merito e bolla la maggioranza come “dilettanti e pauperisti”. Atteggiamento giudicato “ridicolo e inspiegabile” e che fa infuriare gli ex alleati della Lega.
Come già accaduto in seconda lettura al Senato, e poi nuovamente ieri alla Camera, l’Aula si trasforma in una sorta di ring, ed è bagarre quando la pentastellata Teresa Manzo accusa i dem di essere dei “truffatori”. Dai banchi del Pd si leva la protesta, ma il presidente Roberto Fico non interviene e riprende i democratici invitandoli a far proseguire la collega del Movimento 5 stelle. Emanuele Fiano – già protagonista ieri di un duro scontro nell’emiciclo, con rissa sfiorata solo grazie all’intervento dei commessi d’Aula – prende la parola e attacca la terza carica dello Stato, accusandola di parzialità per non aver censurato le parole della deputata Manzo.
I dem attaccano Fico
Il presidente di Montecitorio, destinatario negli ultimi giorni di diverse critiche da parte delle opposizioni, respinge però al mittente le accuse, e garantisce: “Interpreto il mio ruolo come terzo e totalmente imparziale e conosco benissimo il senso di questo ruolo”. Anche se poi assicura che leggerà lo stenografico dell’intervento della pentastellata e, nel caso, provvederà a censurare. Poco prima, anche il capogruppo Graziano Delrio, in dichiarazione di voto, non aveva mancato di stigmatizzare la ‘conduzione’ da parte di Fico: “Lei presidente aveva una grande occasione di dimostrare che la Repubblica è equilibrio tra i poteri, invece è stato al servizio di una maggioranza pasticciona e non del Paese”. A questo punto, scandisce Fiano, “lei per noi non rappresenta più un organo di garanzia, è molto grave”.
Durissimo il giudizio di Matteo Orfini: “A Fico abbiamo chiesto di svolgere un ruolo di garanzia, ma ha scelto di essere il braccio armato della maggioranza”. Al fianco di Fico si schiera il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro: “Attacchi totalmente infondati, pretestuosi. Fico ha dimostrato di essere super partes”.
Conte e Tria durante le votazioni
Il giorno dei ‘gilet azzurri’
Anche Forza Italia sceglie la linea dura e con il portavoce dei gruppi azzurri, Giorgio Mulè, va all’attacco dei giallo-verdi: “Avete violato la madre di tutte le leggi, la manovra. E allora votatevela da soli, non lo farete nel nostro nome ma col nostro disprezzo. Votate al buio, votatevela da soli la manovra dello sbandamento e del fallimento”. Poco dopo, i deputati indossano dei gilet azzurri con su scritto “Basta tasse” e “Giù le mani dalle pensioni”, subito ripresi da Fico. La protesta si sposta prima in Transatlantico, al coro di “Pensionati all’attacco” e infine fuori dal palazzo per un breve sit in.
In mattinata era stato il Pd a occupare la piazza davanti Montecitorio per protestare contro la manovra: i militanti hanno intonato in coro “Bella ciao” e lo slogan “Onestà”, facendo il verso ai 5 stelle. “È l’inizio di un anno di mobilitazione nelle piazze e nei comuni”, ha quindi annunciato Delrio. “È il segnale dell’inizio di una mobilitazione che noi dobbiamo portare, a partire dalle prossime giornate, in tutto il paese, dialogando fianco a fianco con tutti gli italiani che si accorgeranno di questa manovra che il governo sta forzando”, ha aggiunto Maurizio Martina.
Conte in Aula, Salvini assente
Lo scontro in Aula va in scena davanti al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che assiste in silenzio alle dichiarazioni di voto e alla ‘chiama’ per la fiducia. Accanto a lui, nei banchi del governo, il vicepremier Luigi Di Maio e – tra gli altri – il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Assente invece l’altro vicepremier Matteo Salvini, in vacanza con la figlia. Per la Lega è presente il sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Assistono agli scontri, ma dalla tribuna riservata al pubblico, i sindacati, mentre anche l’Anci fa sentire la sua voce lanciando l’allarme sul rischio aumento delle tasse e riduzione dei servizi.
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