Zingaretti prova a ricompattare il Pd

Zingaretti prova a ricompattare il pd

Rimanere uniti per fronteggiare una egemonia illiberale che promette di non essere breve. Nicola Zingaretti parla alla Direzione del Partito democratico, al termine di tre giorni di un duro scontro nel partito originato dall’inchiesta sulle nomine nelle Procure che ha investito anche Luca Lotti, e dal varo della segreteria che le minoranze del partito accusano di essere una sorta di monocolore zingarettiano. E trova orecchie attente, sia tra la maggioranza che lo sostiene, sia nelle minoranze che lo hanno duramente criticato negli ultimi giorni.

Fino a ieri, infatti, la direzione era attesa con preoccupazione a causa dei toni che avevano sfiorato l’insulto dentro il partito. Poi, una serie di contatti tra ieri e questa mattina – l’ultimo con Lorenzo Guerini – hanno stemperato il clima. A riportare a più miti consigli gli esponenti dell’opposizione interna sarebbero state anche le numerosi voci della base, veicolate dai social network, che accusavano i dirigenti di pensare alle loro “beghe interne” piuttosto che tentare di fermare Salvini e la deriva del Paese.

“L’egemonia delle forze illiberali potrebbe essere duratura”

E proprio dal tema più sentito dalla base parte Zingaretti per la sua relazione: “Siamo davanti a un quadro difficile perché l’orientamento degli italiani spinge ancora nelle vele di Salvini. Siamo di fronte a una possibile e duratura egemonia di forze illiberali. Anche per questo motivo sento su di me tutta la responsabilità di proporre un intervento per ricostruire un clima di fiducia dentro a un clima unitario che ci consenta di combattere le nostre battaglie”.

Per questo, Zingaretti mette in guardia sul rischio di ricominciare a perdere terreno rispetto alla forze populiste e nazionaliste, dopo novanta giorni – tanti ne sono passati dalle primarie che lo hanno incoronato segretario – in cui segnali di ripresa, seppur timidi, si sono potuti registrare. Un appello che la minoranza sembra accogliere e che potrebbe mettere da parte, almeno per il momento, le divisioni interne a favore di quello che il segretario dem considera un piano di rilancio dell’azione di opposizione al governo, a cominciare dal decreto sicurezza e dal decreto crescita, e di un viaggio attraverso l’Italia per riconnettere il Pd con la propria base.

“Devono essere rispettate e tenute in considerazione anche le sensibilità piu’ diverse. Questo spirito unitario ci ha consentito di ottenere risultati di ripresa anche rispetto a un anno fa. Non dobbiamo affossare questi segnali di ripresa”. Il Partito democratico, spiega Zingaretti, deve muoversi sul doppio binario dell’opposizione al governo e su quello della costruzione di una “alternativa credibile”.

Parla di “leadership” il segretario, ma non della sua, messa in discussione da esponenti di primo piano delle minoranze renziane come Ettore Rosato ed Alessia Morani. Parla della leadership che il Pd deve costruire attorno a se stesso, facendo da “calamita”, ma senza cedere alla tentazioni di farsi dispensatore di “patenti”: “Sinistra, moderati, delusi dal Movimento 5 Stelle, se sono interessati, noi siamo qui”, sottolinea Zingaretti: “Costruire una leadership, un soggetto autorevole che si candida a guidare il Paese e sento su di me il ruolo della costruzione di un soggetto plurale e unitario che si candidi a guidare la Repubblica”.

“Non c’è stata alcuna volontà di esclusione”

Questo l’orizzonte, la linea del Pd tanto invocata ad Assisi durante la kermesse dell’area Giachetti. Presupposto per perseguire l’obiettivo è finirla con le liti interne come quella sulla segreteria: “Non c’è stata alcuna volontà di esclusione nel fare la segreteria. Non ci sono state le condizioni politiche per coinvolgere pienamente le minoranze congressuali. Bisognava scegliere e io ho scelto. Io ho indicato una strada, una linea politica, che richiederà delle scelte”.

Da parte della minoranza dem, almeno della parte rappresentata da Base Riformista, le parole di Zingaretti vengono recepite positivamente. È Lorenzo Guerini a “cogliere l’invito di Zingaretti alla responsabilità comune. La mia attenzione è sempre stata sul metodo. Mettiamo da parte le discussioni sul passato, non possiamo continuare la discussione su quello che è stato. L’egemonia di Salvini ci impone la discussione sul futuro”.

E Maurizio Martina ribadisce che “il Pd non può diventare parte del problema del Paese. Tema principale è come fare tutti un passo in avanti. Torniamo tutti a un lessico, una modalità e una logica di discussione, anche aperta e sincera tra di noi, che abbia però un punto di tenuta. Troppo spesso noi diamo la sensazione che noi non abbiamo fiducia di noi è questo italiani lo capiscono”. Una lunga serie di interventi dilata i tempi della direzione che, al termine, farà segnare 6 ore di discussione. Non è previsto il voto finale, viene invece votata la risoluzione che ricostituisce la Conferenza delle Donne.

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