
Prima di stroncare una nuova tecnologia definendola stupida o inutile dovremmo ricordarci quello che è accaduto in passato. Con il telegrafo, la radio, la televisione, internet. Tutte le volte arrivava un tale, di solito molto autorevole, a sentenziare: chi volete che la usi mai questa roba? E quindi prima di dire che la realtà virtuale è “una boiata pazzesca” occorre pensarci bene perché in realtà non si può escludere che fra qualche anno andremo tutti in giro con un visore sugli occhi immersi ciascuno nel proprio mondo fantastico. In fondo non facciamo già così con i nostri smartphone? Si tratta solo di portarli dalle mani agli occhi…
Epperò non riesco a levarmi di dosso la sensazione che tutto questo parlare della realtà virtuale come della prossima grande innovazione che cambierà il mondo sia un tantino esagerato. Che in un recente passato ci sia stato qualche annuncio troppo ottimista deve essersene reso conto anche Mark Zuckerberg, che come è noto non è solo il fondatore di Facebook e il proprietario di Instagram e Whatsapp, ma, dal 2 marzo 2014, anche il proprietario di Oculus, una delle principali piattaforme di realtà virtuale, pagata due miliardi di dollari, il doppio di Instagram. Segno che ci punta parecchio. Tanto da dichiarare un obiettivo di un miliardo di utenti. A che punto siamo quattro anni dopo?
Ieri Zuckerberg ha cominciato con questa domanda il suo discorso per il lancio del nuovo Oculus, e con la giusta dose di autoironia ha risposto: siamo all’1 per cento del viaggio. La corse insomma deve ancora partire: solo Samsung e Sony hanno superato quota due milioni di pezzi venduti, i due modelli di Oculus sono ben sotto il milione, al DayDream di Google sono rimasti spiccioli. Insomma, poca roba.
Secondo Zuckerberg il nuovo modello di Oculus, il Quest, in vendita dalla primavera del 2019, cambierà tutto: perché è senza fili, perché non ha bisogno di un computer per funzionare, e perché consente i famosi sei gradi di movimento (chi li indossa può andare in tutte le direzioni). E poi costa solo 399 dollari. E uscirà con una cinquantina di giochi compatibili. Farà la differenza? Sarà questo l’atteso big bang della realtà virtuale? Forse. Se penso che quando uscì la televisione il critico del New York Times scrisse che nessuno avrebbe mai voluto sedersi davanti a quel coso per guardare delle immagini, mi dico che è possibile, certo. Ma mi chiedo (senza nulla togliere ad applicazioni utili della realtà virtuale in medicina o in fabbrica): già adesso viviamo con il telefonino sempre addosso. Davvero vogliamo vivere, giocare o lavorare col telefonino attaccato agli occhi? Lo scopriremo abbastanza presto.
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