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I monopattini elettrici della Spin a San Francisco
Ford continua a investire sulle due ruote. E non lo fa solo con le biciclette ma, sempre di più, con i monopattini elettrici. La compagnia ha acquisito Spin, società che produce i mezzi e li gestisce con un servizio di condivisione senza basi fisse (un po’ come fanno Ofo e Mobike con le biciclette). L’operazione, riportata da Axios, dovrebbe aggirarsi attorno ai 100 milioni di dollari. Spin, fondata nel 2016, è attiva in nove città statunitensi e in alcuni campus universitari.
Ford a due ruote
Non è il primo investimento di Ford nel settore. Controlla Jelly, una nuova società che si sta sviluppando all’interno della Purdue University, in Indiana. Servono un dollaro per sbloccare il monopattino e 15 centesimi per ogni minuti di utilizzo. Senza dimenticare il servizio di bike sharing GoBikes, che Ford ha avviato grazie alla collaborazione con la società di noleggio Motivate (poi acquisita da Lyft, il principale antagonista americano di Uber). È chiara quindi l’intenzione del gruppo automobilistico di puntare su sistemi di mobilità condivisa e sostenibile.
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Chi spinge i monopattini
Dopo una fase di grande attenzione per le biciclette (che prosegue), adesso c’è enorme movimento tra gli “scooter elettrici” (così il mercato statunitense chiama i monopattini). Ci sono due startup capaci di imporre i nuovi mezzi all’attenzione dei grandi investitori: Lime e Bird. Funzionano come i più familiari servizi di car sharing. Si scarica l’app, si apre un profilo, si accedere per trovare il monopattino più vicino e lo si prenota. Nelle ultime settimane, Bird (che ha già una valutazione attorno ai due miliardi) ha anche inaugurato la possibilità di prenotare e ricevere il mezzo direttamente a casa propria. Fondata nel 2017, ha già raccolto investimenti per 415 milioni di dollari. 300 sono arrivati a giugno, grazie a un round guidato da Sequoia Capital, uno dei maggiori venture capital del mondo.
Lime ha ottenuto 467 milioni in un anno e mezzo, 335 dei quali in un solo colpo grazie a un’operazione guidata da GV (il venture capital di Alphabet) cui ha partecipato anche Uber. Alla compagnia di Dara Khosrowshahi, però, non basta essere un socio. Dopo aver acquisito, lo scorso aprile, le bici elettriche di Jump, ha utilizzato lo stesso marchio per inaugurare i suoi monopattini a Santa Monica. Non poteva mancare l’anti-Uber, Lyft: ha lanciato un proprio servizio a Denver, dove i cittadini possono viaggiare su scooter prodotti dalla cinese Xiaomi.
Un settore da costruire
La corsa su monopattini è ancora all’inizio. C’è una forte spinta finanziaria e una grande visibilità mediatica, ma il settore è ancora molto frammentato e poco più che sperimentale. Potrebbe consolidarsi e maturare nel giro di poco tempo, come successo per il bike sharing (ed è questo il motivo che spinge i grandi gruppi a prendere posizione). Tuttavia, la notorietà dei nomi non va confusa con l’efficacia del servizio. Alla fine di agosto, la città di San Francisco ha concesso la licenza per operare con 625 monopattini ciascuno solo a due servizi: Scoot e Skip. Motivo: si sono dimostrati i più solidi, quelle dotati di più “esperienza” e capaci di “dare priorità alle preoccupazioni della città in tema di sicurezza, accessibilità per i disabili, equità e responsabilità”. Tra le dieci società candidate e (per ora) bocciate c’erano anche Jump, Lyft, Lime e la neo-controllata da Ford Spin.
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