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Volt / Facebook
Un gruppo di giovani di Volt Italia
Alle elezioni europee di giugno ci sarà un nuovo protagonista con il quale – a quanto sembra – le forze politiche tradizionali, quelle populiste, quelle sovraniste e antieuropee dovranno fare i conti. Lo chiamano ‘il partito dei Millennial’, ma senza alcun intento beffardo perché i ragazzi di Volt sono pronti non a dare battaglia, ma a imporre la loro presenza in ogni angolo d’Europa. Per colmare quel vuoto che la generazione che li ha preceduti non è stata capace di riempire.
Un movimento paneuropeo, scrive il Sole 24Ore, fondato da tre giovani di tre nazionalità diverse nel 2017 in reazione al referendum su Brexit e l’affermazione, al primo turno delle presidenziali francesi, del Front National di Marine le Pen.
Dove è presente Volt
Volt ha iscritti in 30 paesi – nei 28 dell’attuale Unione, ma anche in Svizzera e Albania – ed è già articolato in 8 partiti “nazionali” (Italia, Germania, Spagna, Svezia, Danimarca, Bulgaria, Olanda, Francia). Volt Italia, guidato da Federica Vinci, presidentessa, e Michele Quagliata, vicepresidente, è stato ufficialmente fondato a Bologna il 14 luglio, e ha già preso posizione, per esempio a favore della Tav. Conta circa 1.500 aderenti.
Come è nato
L’idea, racconta a Linkiesta Andrea Venzon, l’italiano tra i tre fondatori, è venuta in un periodo in cui lavorava come consulente nel settore privato e si prospettava di allacciare rapporti con Gran Bretagna che si preparava a uscire dall’Unione. “Mi accorsi di quanto la politica influiva davvero sulla vita di tutti giorni delle persone e sull’economia degli Stati. A quel punto mi sono detto che forse era davvero il momento di dare vita a qualcosa, che l’Europa stava andando nella direzione sbagliata. Ho condiviso queste mie riflessioni con una ragazza francese e un tedesco. Ci siamo trovati d’accordo e abbiamo deciso di prendere l’iniziativa”.
Da che parte sta
Volt nasce come partito progressista che vuole superare la dicotomia destra-sinistra, ma ha posizioni molto avanzate in termini di diritti civili ma è più rigoroso di una forza tradizionale di sinistra sui temi dell’economia e della finanza pubblica, con una particolare attenzione alla crescita in generale e allo sviluppo delle piccole e medie imprese.
Volt si presenta in modo leggermente diverso a seconda dei Paesi – in Italia, ad esempio, come moderato – ma non cambia il messaggio politico concreto, decisamente proeuropeo.
Chi è l’italiano di Volt
Andrea Venzon, 26 anni e una carriera già avviata nel settore privato, milanese e bocconiano doc, un master alla London Business School, nell’autunno 2016 parla della sua idea a un gruppo di amici, trova sponda in particolare in due coetanei conosciuti durante gli studi: il tedesco Damien e la francese Colombe. I tre, scrive il Corriere della Sera iniziano a scrivere la bozza di un manifesto politico per l’Europa che vorrebbero.
Chi si è iscritto
L’età media dei suoi aderenti, ormai più di 10 mila, è 35 anni e non permette di caratterizzare in modo definitivo questo movimento come pura espressione di una “classe demografica”.
Come lavora
Social network, meetup. Il suo statuto prevede anche il voto elettronico tra gli iscritti. Lo statuto di Volt Europa ha un articolato sistema di pesi e contrappesi tra i vari organi: l’assemblea degli iscritti, il presidente, il board e il consiglio regionale (composto dai rappresentanti dei partiti nazionali).
L’idea di fondo del progetto è quella di creare un partito transnazionale, ma dato che attualmente non possono esistere per legge, si è deciso di replicare in ogni Stato brand e valori di Volt, riadattati in partiti nazionali e gestiti in maniera pseudo-federale.
Chi sono i competitor
Diem25, a sinistra, è animata da Yanis Varoufakis, l’ex ministro delle Finanze greco, con una chiara impostazione progressista
I 6 obiettivi
Il programma di Volt si articola su sei obiettivi:
- “Smart state”: Stati più efficienti, che abbiano una gestione migliore di sanità, educazione e istruzione.
- “Rinascimento economico”: mettere in gioco e incrociare le risorse che i Paesi hanno a disposizione con l’obiettivo primario di aumentare il livello di benessere dei cittadini.
- “Uguaglianza sociale”: il continente è ricco, ma ci sono fasce di persone svantaggiate, ovunque, non solo in Paesi in crisi come Italia e Grecia
- “Equilibrio globale”: l’idea che ci siano trend come il cambiamento climatico e l’emigrazione che l’Europa può gestire solo come realtà unica transnazionale.
- “Partecipazione democratica”: anche senza andare all’estremo della democrazia diretta, è sicuramente necessario superare le norme della partecipazione politica rimasta ferma a sessanta anni fa.
- “La sfida +1”: la riforma dell’Unione europea concentrata sulla revisione del modello attuale di gestione delle istituzioni: via gli sprechi, più potere al parlamento e più vicinanza ai cittadini.
Da dove vengono i soldi
La maggior parte del denaro, decine di migliaia di euro, è stato raccolto attraverso crowdfunding. I promotori parlano di molte fondazioni interessate a finanziarli.
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