In mostra a MIlano il Novecento privato

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Una trentina di opere del Novecento italiano, provenienti da due diverse collezioni private e rappresentative delle diverse correnti che hanno caratterizzato l’esperienza artistica del secolo scorso, sono in mostra a Milano, negli spazi della galleria Bottegantica, in via Manzoni 45.

Visitando Novecento privato, da De Chirico a Vedova, si possono vedere fino al 29 febbraio opere di autori che già erano state esposte in quelle stesse sale, negli anni del secondo Dopoguerra, quando proprio lì aveva la sua sede storica la Galleria del Naviglio. In particolare, un autoritratto di Giorgio De Chirico del 1931, porta ancora sul retro l’indicazione sul suo debutto a un’esposizione nello stesso luogo. Ora è attorniato da disegni e dipinti del periodo futurista di Giacomo Balla, da un paio di notevoli esempi dell’opera di Mario Sironi, e ancora da lavori di Severini, De Pisis, Casorati, Fausto Pirandello, Umberto Boccioni per arrivare ai più recenti Bonalumi, Guttuso, Cassinari e Vedova

La mostra è a cura di Stefano Bosi, Valerio Mazzetti e Enzo Savoia, fondatore di Bottegantica, una importante galleria nata a Bologna nel 1986 e ormai da molto tempo attiva sulla piazza milanese, specializzata nei dipinti italiani del Diciannovesimo e ventesimo secolo e, più recentemente, anche nell’arte contemporanea.

“Protagonisti delle pagine più significative della storia dell’arte nazionale e internazionale sono una serie di Maestri d’avanguardia che hanno contribuito alle rivoluzioni artistiche del XX secolo”,  spiega Savoia. Le opere esposte, ha detto ancora presentando l’iniziativa, “si legano fra loro in un dialogo appassionato, a formare idealmente una raccolta filologica dei principali fenomeni artistici italiani del secolo scorso”. Quadri e sculture sono destinati alla vendita, ma anche alla successiva circolazione attraverso prestiti nazionali e internazionali: al termine del periodo di esposizione milanese, molte di quelle presenti partiranno per il Tefaf di Maastricht nei Paesi bassi.

“Le opere esposte – si legge nella prefazione al catalogo firmata dallo storico dell’arte Fabio Benzi – non vogliono disporsi in un ordine dotto e filologico. Si adagiano piuttosto secondo un percorso di passioni private. Il collezionismo permette agli artisti di vivere e creare, al mondo di riflettere su se stesso. Partendo da Boccioni e Balla e finendo con Vedova e Bonalumi, la scelta di queste opere lascia a volte davvero stupiti”. In particolare, una delicatissima opera figurativa di Umberto Boccioni, “Paesaggio lombardo”, è una primizia rispetto al purtroppo poco fornito catalogo dell’artista morto ad appena 33 anni per una caduta da cavallo durante la prima guerra mondiale.

Spiccano fra gli altri un ritratto della sorella Elvira di Casorati, un Martini futurista (L’uomo oceanico, 1929) e Le trecce di Campigli (1951) mentre l’astratta Immagine del tempo dipinta nel 1959 da Vedova sembra una rivisitazione moderna dei quadri di Paul Klee.

Il percorso espositivo, in due diversi spazi dei cortili neoclassici di via Manzoni, è secondo le intenzioni dei curatori “un viaggio cronologico e visivo, un racconto analitico e didattico che attraversa il nostro territorio culturale dal post-impressionismo alle avanguardie di inizio secolo (il Futurismo di Marinetti, Boccioni, Balla, Severini), gli anni del primo conflitto mondaile, il dopoguerra e gli anni Venti (Savinio, De Chirico, De Pisis, Sironi, Casorati, Alberto Martini, Marini), l’affermazione del regime fascista e la seconda guerra mondiale (Carrà , Campigli, Arturo Martini, Prampolini, Pirandello, Guttuso, Manzù) e il dopoguerra tra le capitali europee e New York con l’affermazione dell’arte astratta (Fontana, Burri, Capogrossi, Vedova, Pomodoro).
 

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