AGI – La “nuova Internet” è la base di tutto: “Una nuova concezione di rete adatta al futuro del lavoro, che capisce in anticipo i guasti e sia in grado di dirottare il traffico dati su aree meno congestionate della rete, garantendo prestazioni ottimali” , ha spiegato Paolo Campoli, responsabile Global Service Provider di Cisco. Un “network ad a service” nel quale tutto, dalla connettività al cloud, è “a la carte”. I servizi si ordinano come piatti al ristorante, scegliendo da un menù. Un approccio che potrebbe persino portare a “ripensare il modello degli abbonamenti”. Il 2022 sarà anche l’anno in cui “il 5G inizierà a dare un senso ai grandi investimenti”, con applicazioni crescenti a livello industriale, e in cui le reti – in quanto infrastrutture critiche – accoglieranno la tendenza al dato sovrano e ai cloud nazionali.
L’evoluzione del cloud spingerà il “cambiamento all’interno delle organizzazioni aziendali, destinato a crescere ulteriormente nel corso del prossimo anno”, ha spiegato il responsabile Architetture Cisco Sud Europa Enrico Mercadante. La pandemia ha aumentato la sensibilità degli utenti, che si aspettano una qualità più elevata. Pù del 70% dei consumatori percepisce un’app che funziona male come una mancanza di rispetto ed è quindi disposto a cambiare con facilità.
Il terzo trend riguarda il futuro del lavoro. Un futuro “ibrido”, proprio come l’esperienza vissuta durante la presentazione di Cisco Italia: una conferenza con relatori e ospiti in parte in presenza (dal CyberSecurity Innovation Center di Milano) e in parte da remoto, con l’amministratore delegato Gianmatteo Manghi materializzatosi da Roma attraverso un ologramma a figura intera. Se il pre-Covid è stata l’epoca della presenza e la pandemia il momento del remoto, oggi le aziende sperimentano per trovare un nuovo equilibrio. L’ufficio dovrà essere un luogo non solo funzionale e sicuro ma anche “attrattivo”, calibrato
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