Nessuna ‘manina’, Di Maio era solo distratto. Lo dice il leghista Siri

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Foto: Maria Laura Antonelli / AGF 

Armando Siri  

Il testo del decreto fiscale “non si è scritto da solo. Di Maio era presente. Forse era distratto”: Armando Siri, sottosegretario leghista ai Trasporti, non risparmia ironia ai Cinque Stelle, cui è affidata la guida del suo dicastero (nelle mani di Danilo Toninelli).

“Noi, pur di avere il saldo e stralcio dei contribuenti in difficoltà economica, siamo pronti a discutere su tutto” dice in una intervista al Corriere dela Sera, in cui non si spinge a definire quanto successo il 17 pomeriggio come una frattura nell’alleanza con il M5s.  “Visto che i Cinque Stelle hanno insistito tanto perché ci fosse il contratto di governo, vorrei che fosse rispettato. C’è scritto che avremmo chiuso a saldo e stralcio, grazie alla pace fiscale, la posizione di tutti quei milioni di contribuenti che si trovano in conclamate difficoltà economiche. L’ho ripetuto almeno mille volte, ma evidentemente da un orecchio entra e dall’altro esce”.

“Gli impegni presi vanno mantenuti”

Siri non si sbilancia sullo spettro di una crisi di governo. “Non siamo alla ricerca di alcun pretesto, vogliamo solo realizzare il nostro programma nell’interesse degli italiani” dice “Noi cerchiamo di lavorare fino in fondo per realizzare gli impegni presi con i nostri elettori, nella cornice del contratto. E ci aspettiamo che ci sia la giusta razionalità che si richiede in casi di turbolenza”. E stigmatizza la diffidenza di Di Maio, “ingiustificata”. “E’ un peccato” dice “Siamo in un momento in cui il Paese e il governo devono essere uniti per potere essere forti, anche di fronte agli interlocutori internazionali”.

Su Giorgetti il sottosegretario ha detto che “fa bene il suo lavoro, nell’interesse del Paese e nell’ambito di un confronto continuo con il premier e con i leader della maggioranza. Bisogna evitare equivoci e non detti, perché questi generano il 97% dei conflitti. Io non so se ci sono state una, due o tre manine. Mi pare paradossale che si possa pensare che, nell’ambito delle stanze del livello istituzionale tra i più alti del Paese, possa avvenire qualcosa di non concordato. Temo più gli equivoci”. 

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