È il primo ecosistema mobile a nascere oltre il duopolio Google-Apple. E adesso, con il lancio di nuovi dispositivi e del sistema operativo HarmonyOS 2, si capisce meglio come sarà: Huawei ha scelto di essere l’anello mancante tra i due americani.
Un ecosistema piantato nell’hardware, come Apple: con i nuovi smartphone, tablet e auricolari, arrivano anche gli schermi e c’è un cambio di passo negli smartwatch. Ma un ecosistema più aperto rispetto a quello della Mela, per dialogare con dispositivi intelligenti che non vengono fatti in casa, come forni e frigoriferi, e spingere l’IoT. L’Internet delle cose, d’altronde, supporta ed è supportato dall’altro grande business della società cinese, la connettività. Tutto si tiene.
Con il lancio globale si delinea così in modo più preciso la traccia che Huawei ha dato al suo percorso: 1 + 8 + N. Uno smartphone come hub principale, otto classi di dispositivi in stretta connessione (dai tablet agli speaker fino ai visori) e un numero imprecisato di servizi da sfruttare anche al di là degli hardware marchiati da Shenzhen.
Un ecosistema liquido
L’infornata di nuovi prodotti non è scindibile da HarmonyOS. Come ha sottolineato Andreas Zimmer, Head of Product Huawei CBG Europe, “il sistema operativo è legato all’hardware e l’ecosistema è legato al sistema operativo”.
Si tratta quindi di dispositivi “nativi”, cioè creati con in testa l’idea di funzionare bene con il quel software. E infatti questo lancio globale, in attesa di avere per le mani HarmonyOS (che arriverà nei prossimi mesi su un centinaio device), punta molto “sull’interazione multi-dispositivo”. Parla di un ambiente digitale com se fosse un “super dispositivo coeso e olistico”.
Il sistema operativo ha infatti un pannello di controllo che permette di gestire e collegare i device con un semplice trascinamento.Ad esempio, se si vuole guardare un film, basta aprire il Pannello di controllo
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