Un video che difficilmente Bonafede dimenticherà

Un video che difficilmente bonafede dimentichera

Minichiello / AGF 

Alfonso Bonafede

Record di visualizzazioni (oltre 340 mila). E record, prevedibile, di polemiche. “Il racconto di una giornata che difficilmente dimenticheremo”, il video postato dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per documentare le fasi del rientro in Italia di Cesare Battisti, si è guadagnato diverse censure politiche e molte ironie social.

Rocco Casalino, regista della comunicazione del governo, è spiazzato: “Non ne sapevo niente” dice al Corriere. Uno smarrimento condiviso da altri spin stellati, tra i quali il prodotto è stato giudicato “improvvisato, cinico e malfatto”. Finché a sera in via Arenula ammettono l’errore. Non tanto la scelta di confezionare il video, quanto una certa sottovalutazione e imperizia comunicativa: “Sarebbe bastato metterci il logo della Polizia penitenziaria, visto che lo hanno montato loro” riporta ancora il Corriere.

“Il guardasigilli trasforma la giustizia in un b-movie – ha denunciato via Twitter Mara Carfagna, vice presidente della Camera e deputata di Forza Italia – Questo video squalifica le istituzioni e il ruolo del ministro della Giustizia”.

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“Il video postato dal ministro della Giustizia e lo spettacolo dato dal ministro dell’Interno sulle fasi dell’arrivo di Battisti sono degni di una repubblica delle banane, non di un Paese civile”, ha rincarato la dose Walter Verini, responsabile Giustizia del Pd e componente della commissione Giustizia della Camera: “spettacolarizzare la vicenda, farne una occasione di volgare propaganda, esibire qualunque persona – sia pure un pluricondannato all’ergastolo – come un trofeo di caccia è un comportamento vergognoso”.

“Tra i tanti format a disposizione per trasformare in un video emozionante la semplice traduzione in carcere di un latitante arrestato all’estero, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha evidentemente preferito per la sua pagina Facebook quello del filmino matrimoniale” ironizza Repubblica, “Ha scelto lui stesso la musica di sottofondo – come faceva vent’anni fa, quando faceva il disc jockey nella discoteca Exstasy di Mazara del Vallo”.

Per la cronaca: il brano è ‘Comment Te dire’ di Bertysolo.

“Il rispetto dei diritti è un principio ineludibile, anche per i detenuti responsabili di crimini efferati – ha ricordato Giuseppe Civati, fondatore di Possibile – Chi fa il ministro della Giustizia dovrebbe conoscere questo concetto: e’ la base per ricoprire un ruolo del genere, davvero il minimo”. E invece Bonafede “ha pubblicato un video da Stato dittatoriale, in cui oltre al carcere per i condannati c’è la gogna social”.

Impietose anche le critiche sul web. E se c’è chi sceglie la strada dell’ironia, come Rosi D.S. (“ma avevate paura che arrivassero i minions a liberarlo?”) o Marco R. (“ora voglio vedere il fimino della prima comunione”), in molti prevalgono invece disagio o indignazione. Ivan C. invita Bonafede a rileggersi l’articolo 114 del codice di procedura penale, quello che “vieta la pubblicazione di immagini di persone private della libertà personale”; Sabina C. parla di “vergogna”; Silvia B. di “montaggio con musica emozionale da subumani”. Ma a far discutere è anche la foto in cui il ministro appare sorridente con un giubbino della polizia penitenziaria: il gruppo del Pd al Senato sta presentando un’interrogazione parlamentare perché indossando “in modo abusivo e in pubblico i segni distinti di un corpo e di una professione senza averne il titolo”, Bonafede avrebbe violato il Dpr 737/81 e l’articolo 498 del Codice penale.

“Non c’e’ alcuna gara”, con Salvini, si è difeso lui: “Io ho incontrato gli agenti e, per dare un segno di vicinanza, dentro il ministero ho indossato la giacca con orgoglio. Non pensavo nemmeno che quella immagine uscisse: è uscita e comunque voglio sottolineare che vado orgoglioso di averla indossata”. 

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