Violenze di genere: inasprimento delle pene e obbligo del braccialetto elettronico

Violenze di genere inasprimento delle pene e obbligo del braccialetto elettronico

 (Afp)

 Montecitorio

Inizia giovedì nella Commissione Giustizia della Camera il cammino del ‘codice rosso’, il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri che per i reati contro la violenza di genere prevede l’adozione di provvedimenti cautelari in tempi brevi e corsie preferenziali alle indagini.

Il testo – porta la firma dei ministri Bonafede e Bongiorno – verrà, viene riferito, integrato con altre proposte già sul tavolo. Si procederà ad unificarle per arrivare ad un provvedimento ‘bipartisan’ in tempi brevi. In Commissione maggioranza e opposizione lavoreranno insieme con l’obiettivo – viene spiegato – di inasprire le pene per i reati di stalking, violenza sessuale, violenza di gruppo, maltrattamento contro i minori in famiglia, prostituzione minorile. Su questo punto convergono sia M5s che FI e Pd.

Sono tre le proposte che verranno incardinate. La prima è della pentastellata Ascari, la seconda dell’azzurra Bartolazzi, l’ultima della dem Annibali.

Le prime due puntano soprattutto sul braccialetto elettronico. Una misura prevista ma fortemente disattesa. Per questo tipo di reati si punta a stringere sull’applicazione, a far sì che sia “imprescindibile”, se non obbligatorio. “Mentre – sottolinea la deputata di FI – ora il dispositivo è considerato una misura alternativa rispetto alla sola custodia cautelare o agli arresti domiciliari”.

Il Movimento 5 stelle mira poi ad allungare i tempi delle misure cautelari e ad agire su quelle misure, come l’ordine di allontanamento per le persone denunciate. Inoltre per il Movimento 5 stelle “la denuncia deve arrivare subito alla magistratura per incardinare in tempi brevissimi il procedimento”. I pentastellati mirano soprattutto ad intervenire nelle scuole: attraverso la costituzione di una vera e propria materia contro le violenze di genere, l’istituzione di linee guida e il coinvolgimento di una figura professionale ad hoc.

L’istituzione dell’insegnamento contro la violenza di genere come strumento di prevenzione, quindi. Anche negli istituti penitenziari dove – secondo quanto prevede la proposta M5s – dovranno essere avviati dei corsi di formazione e dove chi è stato condannato e lavora nelle carceri dovrà dare una parte dello stipendio alla propria vittima.

Oltre ad intervenire sull’applicazione delle misure cautelari per la prima volta di parla di “omicidio d’identità” per quelle persone condannate per aver sfregiato il volto del proprio partner, mentre il minore “viene considerato a tutti gli effetti persona offesa dal reato” e si istituisce un osservatorio permanente che dovrà studiare il fenomeno della violenza del genere.

Sia Bartolozzi che Annibali propongono “l’obbligo di comunicare al difensore e alla persona offesa tutti i provvedimenti di applicazione, revoca, sostituzione, proroga o cessazione delle misure cautelari o di estinzione del reato”. Inoltre l’esponente dem invoca un intervento anche sulla cosiddetta “recidiva”, ovvero per far si’ che chi si è macchiato di questi reati non li ripeta a distanza di tempo.

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