C’è l’accordo per la riforma dei referendum: ecco come cambieranno le consultazioni

Ce laccordo per la riforma dei referendum ecco come cambieranno le consultazioni

Siglato l’accordo tra M5s e Lega sul quorum per il referendum propositivo, inizialmente non previsto dal testo del disegno di legge di riforma dell’articolo 71 della Costituzione, presentato dai 5 stelle.

Intesa che porta all’apertura da parte della maggioranza verso alcune modifiche proposte dalle opposizioni, a partire proprio da quella targata Pd (a prima firma Stefano Ceccanti) che prevede il quorum del 25% dei sì purché siano superiori a un quarto degli aventi diritto al voto. In sostanza, un referendum propositivo dovrà incassare almeno circa 12 milioni e mezzo di sì per essere valido.

Inoltre, l’accordo raggiunto tra gli alleati di governo fa sì che venga accolta un’altra proposta delle opposizioni che mira a modificare anche il quorum del referendum abrogativo. Si tratta della modifica dell’articolo 75 della Costituzione: viene eliminato il quorum della maggioranza più uno degli aventi diritto, attualmente necessario affinché la consultazione popolare sia valida.

Anche in questo caso, la consultazione popolare per andare a buon fine deve ottenere “la maggioranza dei voti validamente espressi purché siano superiori a un quarto degli aventi diritto al voto”. Se la modifica del quorum fosse già stata valida, ad esempio, il referendum sulle trivelle del 2016 sarebbe passato, con 13.334.764 di elettori che votarono a favore ma alle urne si recò solo il 31,19% degli elettori.

Tra le modifiche sulle quali la relatrice pentastellata, Fabiana Dadone, ha dato parere favorevole anche quelle targate Forza Italia, Pd e Leu sul giudizio di ammissibilità da parte della Consulta: scatta se la proposta di legge di iniziativa popolare da sottoporre a referendum ha ottenuto almeno 200 mila firme.

Tuttavia, in questo caso, si tratta di una proposta di riformulazione, il cui primo tentativo da parte della relatrice non è andato a buon fine: secondo quanto viene riferito, infatti, l’azzurro Francesco Paolo Sisto non ha accettato il nuovo testo dell’emendamento e si dovrà procedere con un nuovo tentativo di mediazione.

Nessun’altra modifica però verrà accolta dal 5 stelle

Le aperture dei 5 stelle alle forze di minoranza, però, finiscono qui. Nessun’altra modifica verrà accolta, spiegano fonti pentastellate. In particolar modo, il testo del disegno di legge, ora all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera, e che approderà in Aula il prossimo mercoledì 16 gennaio, non subirà modifiche nella parte in cui prevede che il Parlamento deve “approvare” la legge di iniziativa popolare entro 18 mesi dalla sua presentazione, altrimenti ‘scattà il referendum. Norma fortemente contestata da Pd e Forza Italia, che mettono in guardia dal rischio che “venga meno l’autonomia del Parlamento”.

Per le opposizioni la frase le Camere “approvano” deve essere sostituito con “esaminano”. Sul punto sia Pd che Forza Italia hanno già annunciato battaglia.

Intanto i 5 stelle esultano, rivendicando la massima disponibilità al confronto e al dialogo con le altre forze, proprio perché si tratta di una riforma della Carta.

Tace la Lega, soddisfatta “appieno” per aver incassato l’introduzione del quorum, è l’unico commento di Igor Iezzi. “Sulle riforme il Governo del cambiamento ha sempre inteso favorire il più ampio consenso possibile. Riteniamo doveroso ascoltare tutte le forze politiche, soprattutto di opposizione, perché la Costituzione non si modifica a colpi di maggioranza”, spiega il ministro Riccardo Fraccaro. “Con questa innovazione l’impianto degli istituti di democrazia diretta ne risulterà rafforzato”, “impedendo manovre astensionistiche.

È un ottimo risultato che dimostra ciò che abbiamo sempre detto, cioè che la centralità sul tema spetta al Parlamento”, conclude il titolare della democrazia diretta, che rinvia al mittente le accuse di ‘scambio’ con la Lega tra riforme e legittima difesa, dicendosene “profondamente offeso”. “Resto fermamente convinta che la mancanza di un quorum di validità della consultazione sia garanzia di maggiore partecipazione”, premette la relatrice.

Tuttavia, “la materia costituzionale non appartiene all’indirizzo politico della maggioranza e non può essere il terreno sul quale le forze che costituiscono la maggioranza devono realizzare ad ogni costo il proprio programma”, osserva Dadone. Le opposizioni si dicono soddisfatte delle aperture, ma mettono ben in chiaro che il testo del disegno di legge necessita di ulteriori modifiche: “In barba all’articolo 70 della Costituzione, per il quale la funzione legislativa è esercitata collettivamente delle due Camere il M5s, con il nostro profondo dissenso, vuole sostituire alle Aule parlamentari 500 mila professionisti della firma”, dichiara l’azzurro Sisto che mette in guardia: “è la demolizione della democrazia rappresentativa a favore di lobby e intromissioni pilotate”.

Dello stesso avviso il Pd, secondo il quale restano aperti alcuni nodi: “La questione dei limiti” sulle materie su cui si puo’ fare un referendum, “in particolare sulle leggi di spesa e in materia penale, e quella dell’alternatività tra proposta popolare e controprogetto parlamentare”, spiega Ceccanti. Infine i Radicali puntano il dito proprio sul rischio dello svilimento del ruolo del Parlamento: “Il disegno di legge dei 5 stelle resta una proposta pericolosa”, scandisce Riccardo Magi.

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