AGI – I toni utilizzati martedì dal presidente del Consiglio Draghi hanno spiazzato i vertici M5s ma sorpreso anche le altre forze della maggioranza. Se si decidesse di mettere in discussione gli impegni assunti con la Nato, in un momento così delicato alle porte dell’Europa, verrebbe meno il patto di governo, ha sostenuto il Capo dell’esecutivo rivolgendosi al presidente pentastellato Conte.
Il premier ha voluto mettere un punto fermo: nessun tentennamento sull’impegno ad aumentare le spese militari, il patto con la Nato sara’ rispettato. “Evocare una crisi sarebbe surreale”, dice il dem Verini. “L’Italia in questo momento deve dare un Ucraina di affidabilità. Siamo dentro un’alleanza che sta lavorando innanzitutto per salvare l’ Ucraina da un’invasione militare”, osserva il sottosegretario agli Affari Europei, Amendola. “Serve responsabilita’ e no ipocrisia”, taglia corto il sottosegretario alla Difesa, Mule’. “La linea di Conte e’ strumentale e incoerente”, afferma Calenda.
Draghi non ha gradito l’atteggiamento M5s che voleva votare a tutti i costi sull’ordine del giorno di Fdi accolto dal governo – che ricalcava il testo approvato dalla Camera – per rimarcare la distanza. Non ha gradito le affermazioni di Conte secondo il quale il problema delle spese militari “va affrontato” perché – ha detto l’ex presidente del Consiglio – “affrettarsi a rispettare questa soglia del 2% significherebbe provocare un picco nelle spese militari in un momento in cui il Paese è in forte difficoltà”.
Da qui la sua decisione di replicare punto per punto e di salire al Colle per aggiornare il Capo dello Stato sulle visioni differenti delle forze politiche. La compattezza della maggioranza per il premier è dovuta perché l’impegno sulle spese militari era stato preso già a Montecitorio e perché i piani concordati nel 2014, e confermati dai vari governi che si sono succeduti, prevedono entro il 2024 un continuo progressivo aumento degli investimenti.
Nel pomeriggio il dl
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