Matteo Salvini chiede “unione” alla piazza e al Paese e tenta di proiettare il suo movimento – primo nei consensi, tiene e rimarcare – oltre i confini tradizionali della Lega.
In piazza del Popolo, a Roma, per la seconda volta dopo la prima grande manifestazione nazionale celebrata nel febbraio 2015, il segretario leghista parla al suo popolo ma non solo. Per la prima volta su un palco di una manifestazione del partito che fu di Umberto Bossi c’è il Tricolore sotto lo slogan ‘L’Italia rialza la testa’, le bandiere italiane sono presenti anche nella piazza al fianco dei tradizionali vessilli autonomisti.
E il discorso del segretario ha toni governativi, ecumenici, nelle citazioni di Giovanni Paolo II. “Dureremo cinque anni e manterremo le promesse. Non farò mai saltare un governo che lavora per gli italiani, neanche se arriviamo all’80%, per un sondaggio”, scandisce Salvini, intervenendo dal palco.
Il vice premier leghista, quindi, assicura che l’esecutivo di cui fa parte non metterà “nessuna nuova tassa, su auto, case e conti correnti”. Mentre, sul tema manovra, chiede alla piazza di dargli “il mandato di andare a trattare con l’Ue, non come ministro, ma a nome di 60 milioni di italiani che vogliono lasciare ai loro figli e nipoti un’Italia migliore”.
“Se l’Europa è quella che si ferma allo spread, alla finanza, agli zero virgola è un’Europa destinata a fallire”, critica. Nel suo intervento, diversi gli accenni all’esperienza di governo: da quanto fatto in materia di immigrazione, alla legge sulla sicurezza e alla riforma del codice degli appalti (lo abbiamo riscritto “pagina per pagina, era da Medioevo”). Sul fronte del partito, il segretario leghista rivendica con orgoglio: “Quando la Lega del 4 per cento manifestò in questo piazza mai avrei pensato che gli italiani ci dessero la forza di essere il primo movimento politico di questo Paese”.
Quella che doveva essere una “festa” è oscurata dalla tragedia nella discoteca marchigiana e la manifestazione si apre con un minuto di silenzio in onore delle vittime. Dopo il tributo ai sei morti di Corinaldo, gli interventi dei ministri leghisti del governo Conte. Il breve tributo ai governatori – Luca Zaia, Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga e Maurizio Fugatti – è affidato al ministro per gli Affari regionali Erika Stefani.
Le citazioni di Giovanni Paolo II, Alcide De Gasperi e Martin Luther King
Poi la parola al ‘capitano’, che, nel suo discorso cita Giovanni Paolo II, Alcide De Gasperi e Martin Luther King. “Io non mollo”, garantisce Salvini, invitando i sostenitori a “marciare uniti e compatti perché cercheranno di dividerci nei prossimi mesi”. “Questa non è una piazza che ha tempo da perdere in odio e polemiche. La vita è troppo breve. Questa è una piazza di unione e speranza. Lasciamo a qualcun altro le polemiche”.
“Leggendo i giornali la mattina mi accorgo che siete nel giusto perché se i portavoce dei poteri forti” ci attaccano, “vuol dire che siamo nel giusto”. Salvini ringrazia “Luigi” (Di Maio) e chi lo sta accompagnando in questo “progetto coraggioso” di governo. “Non molleremo mai vi dò la mia parola che andremo fino in fondo. Non saranno gli attacchi e le bugie a fermarci”.
Le “lezione” di Wojtyla – che “oggi alcuni giornalisti definirebbero un sovversivo, invece era un visionario” – è evocata più volte come esempio per la “costruzione di un’Europa fondata sul lavoro e sulle identità”. Ma nel Pantheon di Salvini c’è anche Luther King. “Martin Luther King diceva che non c’è bisogno di fare guerre per farsi dei nemici, basta dire quello che si pensa”, dice. “Non posso ripetere ‘Molti nemici e molto onore’ – aggiunge ricordando quando fu accusato di citare Benito Mussolini -, sennò mi rimproverano di nostalgie che non ho”.
Il segretario leghista poi tiene a ricordare quanto sosteneva De Gasperi, secondo cui “un bravo politico non pensa alle prossime elezioni ma alle prossime generazioni”. Poi Salvini lascia la piazza e per andare nelle Marche. Domani l’incontro al Viminale con il mondo produttivo, tra cui imprenditori e artigiani che hanno manifestato contro la manovra. Lunedì intervista coi corrispondenti stranieri a Roma, martedì e mercoledì missione in Israele dove ha in programma un incontro con Benjamin Netanyahu. ‘Rottamati’ i tradizionali ‘Carmina burana’ leghisti, Salvini è salito sul palco sulle note di ‘Vincerò’ dall’aria ‘Nessun dorma’ della ‘Turandot’ di Giacomo Puccini.
Nel ‘canzoniere’ leghista poi spazio al pop e rock con brani di Rino Gaetano, Eugenio Bennato, Vasco Rossi, Cesare Cremonini, ‘I bambini fanno oh’ di Povia e anche qualche canzone natalizia.
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