AGI – Niente crisi di governo, a patto che il premier Mario Draghi tenga conto del no di M5s sull’aumento delle spese militari. Il presidente pentastellato Giuseppe Conte, intervistato da Lucia Annunziata a Mezz’ora in più, ha fatto capire che se Palazzo Chigi dovesse tirare dritto sull’ipotesi di portare da subito la spesa per gli armamenti al 2% del Pil, si tratterebbe di una forzatura che produrrebbe “fibrillazioni” per la tenuta dell’esecutivo.
“M5s – ha spiegato Conte – non pensa assolutamente in questo momento a una crisi di governo, però siamo la forza di maggioranza relativa e se si tratta di discutere un nuovo indirizzo faremo valere la nostra presenza. Il governo non può forzare e si assumerebbe la responsabilità di porre in fibrillazione. Spero in una prospettiva di buonsenso”.
Conte ha fatto sapere di volersi confrontare con Draghi nei prossimi giorni, avvertendo al contempo il premier che i ministri del Movimento, in Cdm, se necessario, “rappresenteranno queste posizioni. Se il governo non ci ascolta – ha sottolineato Conte – ci pone di fronte al fatto compiuto, è il governo che forza e non ascolta la forza di maggioranza relativa. Di fronte all’instabilità di questo conflitto – ha incalzato l’ex-premier – non si può rispondere con una reazione emotiva e alcune spinte a un riarmo indiscriminato. Non possiamo distrarre risorse rispetto ai pilastri della sicurezza dei cittadini italiani, in questo momento di grande difficoltà economica e sociale, e investire fondi straordinari nel riarmo. Noi siamo assolutamente contrari”.
A chi gli fa notare che l’aumento al 2% del Pil delle spese militari è un impegno sottoscritto dal nostro Paese con l’Alleanza Atlantica, Conte replica che “non ho mai messo in dubbio che gli accordi presi con la Nato siano da rispettare ma la tempistica ipotizzata otto anni fa non può essere un dogma indiscutibile”.
“Soprattutto – ha aggiunto – i nostri alleati
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