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(Afp)
Sergio Mattarella e Angela Merkel
L’Italia non è isolata in Europa. Al termine della visita ufficiale in Germania, Sergio Mattarella può trarre un bilancio della due giorni a Berlino che gli fa guardare al 2019 con basi più solide di quando ha lasciato Roma ieri pomeriggio.
L’asse franco-tedesco è saldo, certo, e il rischio di restare indietro è dietro l’angolo, soprattutto se si permette che facciano premio le posizioni più estreme di ognuno dei 27 paesi europei e dei commissari comunitari, ma Roma ha qualche freccia al suo arco, a cominciare dal ruolo di paese fondatore rappresentato dall’europeismo non acritico del Capo dello Stato, lodato dal presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier.
Ma anche “lo stile pacato” del premier Giuseppe Conte è un atout, tanto che Angela Merkel spiega di volersi concentrare sulla sua impostazione piuttosto che su quella dei ministri del governo. Alla vigilia di un anno difficile, che metterà in fila la decisione sulla Brexit, l’approvazione del bilancio settennale dell’Unione, le elezioni europee e il rinnovo, oltre al Parlamento, di Commissione europea e vertici della Bce, Sergio Mattarella vola in una delle capitali più potenti d’Europa e sollecita una impostazione più comunitaria e meno individualista dei singoli Stati.
Le sfide europee del 2019
Le sfide sono da far tremare le vene e i polsi: battaglia dei dazi, migrazioni, scontro Usa-Cina, attivismo russo, stallo dell’economia. Nessuno può pensare di farcela da solo, nemmeno la locomotiva franco-tedesca che infatti sbuffa per alcuni decimali in meno rispetto allo scorso anno.
Berlino e Parigi firmeranno la prossima settimana un lungo accordo bilaterale ad Aquisgrana che punta invece proprio sull’impulso trainante dei due Paesi, ma è anche vero che i due leader, Merkel e Macron, non hanno più l’allure di qualche anno fa e la recessione rischia di pungere tutti. E l’Italia cerca di dire la sua.
Per questo il Capo dello Stato ha messo innanzitutto in guardia da una impostazione troppo rigorista, facendo leva sul mea culpa di Jean-Claude Juncker sull’eccesso di austerità, ed ha sollecitato una “riflessione accurata” perché l’Europa non può essere solo “un comitato d’affari” ma deve essere “una comunità di valori su cui si costruisce l’integrazione e la convivenza dei popoli europei”.
Integrazione, per evitare la paralisi dell’intero continente
Del resto è proprio l’integrazione la parola chiave per evitare la paralisi dell’intero continente e anche dei singoli Stati. “La Ue – afferma Mattarella dopo aver visto Steinmeier – ha un ruolo da protagonista da svolgere sulla scena mondiale, soprattutto davanti a tensioni sul fronte commerciale”, perché solo facendo massa critica ci si può mettere sullo stesso piano di potenze del livello di Cina e Usa.
E in quest’ottica, il Capo dello Stato ha fatto valere i dati positivi del nostro Paese. Che ha ottenuto il via libera da Bruxelles sui conti, fronteggia lo sbarco dei migranti, lavora in Libia per la pacificazione, vuole stabilizzare i rapporti con la Ue dei Balcani occidentali. Punti di forza su cui Angela Merkel ha dato atto all’Italia, al presidente e al premier, di avere una impostazione simile a quella tedesca. E non a caso, alla vigilia di elezioni che potrebbero spostare a destra il baricentro del Ppe di cui Merkel è regina, la cancelliera cerca sponde per arginare spinte centrifughe dell’Unione e si mostra preoccupata dal tono che potrebbe prendere la campagna elettorale per Strasburgo, anche alla luce dei sospetti sul tentativo da parte di alcune forze di indebolire la Ue con l’uso massiccio di fake news.
L’apprezzamento di Merkel per Conte
Dunque sollecita a non farsi sviare dalle polemiche, di questo o quel ministro, di questo o quel commissario Ue, ma chiede di badare al sodo e per questo punta sulla guida di Mattarella e di Conte. Come dimostra la trattativa tra Roma e Bruxelles, quando la cancelliera, quasi sempre silente, si è di fatto spesa per una soluzione non penalizzante per il nostro Paese. Un atteggiamento di cui il Presidente ha preso atto con soddisfazione e che è stato suggellato dalle parole che Merkel gli ha rivolto di apprezzamento per lo stile del premier Conte, a fronte di uscite più vivaci di alcuni suoi ministri, confermando la “fiducia” nel nostro Paese.
Una fiducia che si sostanzia nella disponibilità tedesca a partecipare al prossimo step della conferenza di Palermo sulla Libia, affrontata con una linea che Berlino preferisce a quella di Parigi, e con la richiesta di dar corso concreto all’intesa di massima sullo scambio alla pari di migranti, con un saldo zero tra movimenti primari e movimenti secondari. Ma anche con la volontà di tenere aperto il dossier dell’allargamento ai Balcani occidentali, non particolarmente apprezzato da Parigi. Certo, i timori europei verso i conti italiani non sono del tutto sopiti, non a caso Merkel ha chiesto notizia a Mattarella delle misure su pensioni e reddito di cittadinanza.
Ma il Capo dello Stato ha rassicurato che i saldi del decretone sono quelli previsti dalla manovra che ha appena ricevuto l’ok da Bruxelles. Ora più che i pur utili decimali, ci sono sfide di ampio respiro da vincere per tutto il continente, e Merkel e Mattarella hanno intenzione di concentrare l’impegno di Germania e Italia per “tutelare la Ue”.
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