AGI – Mario Draghi al Quirinale ottiene il viatico del Financial Times, secondo cui il premier “puo’ servire meglio il Paese” da capo dello Stato. E cosi’ l’autorevole quotidiano finanziaria argomentazione l’asserzione: “Da ottimo economista, Mario Draghi conosce la teoria del’ seconda best’, della seconda migliore opzione. In un mondo perfetto, dovrebbe rimanere premier per tutti i cinque anni del piano nazionale di ripresa e resilienza degli investimenti pubblici e delle riforme, il Pnrr finanziato essenzialmente dall’UE che ha messo in carica da quando e’ entrato in carica a febbraio”.
“Ma se il risultato perfetto e’ irraggiungibile, e’ giusto optare per la migliore soluzione imperfetta: vale a dire che Draghi sia eletto presidente della Repubblica dal Parlamento a fine gennaio, e da li’ per i prossimi sette anni sovrintenda alle questioni come capo dello Stato”.
L’editoriale è a firma Bill Emmott, colui che è stato il più longevo (e implacabile) dei direttori dell’Economist dagli Anni Settanta a oggi, spesso molto duro con l’Italia, che adesso scrive regolarmente per diversi media internazionali, tra cui il Financial Times. Tra l’altro l’Economist, quando ha incoronato l’Italia ‘Paese dell’anno’, si è anche spinto ad augurarsi che Draghi rimanga a Palazzo Chigi.
Ma il Financial Times fa un’analisi diversa e anzi confuta la tesi del settimanale britannico: “Un’altra idea di cui si parla tanto – ovvero che Draghi rimanga primo ministro fino al 2023, quando si terranno le prossime elezioni generali – e’ un’illusione”. Draghi non potrà realizzare altrettanti “notevoli progressi come nei suoi 10 mesi in carica” perché questi “sono dipesi dalla tregua” tra i partiti dell’ampia coalizione che lo sostiene, dove solo i Fratelli d’Italia sono all’opposizione.
“Dopo gennaio, quel cessate il fuoco potrebbe durare per altri sei mesi al massimo prima che prenda il sopravvento la febbre elettorale: sei mesi con le mani su un volante sempre più tremolante
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