
AGI – Il Centre Pompidou non è che uno dei tanti gioielli progettati da Richard Rogers, l’architetto britannico morto a Londra all’età di 88 anni. La morte, stando a quanto riferisce il figlio, sarebbe avvenuta nella serata del 18 dicembre.
Rogers ha legato al suo nome anche lo skyline di Londra, grazie al “Cheesegrater”, la Grattuggia, un grattacielo che ricorda l’arnese da cucina su cui grattuggiare il parmigiano. Un omaggio al suo paese d’origine, verrebbe da pensare. Perchè l’architetto, in barba al suo nome, era italianissimo: nato a Firenze nel 1933, discendeva da una nobile famiglia inglese che si era stabilita in Toscana ben due secoli prima.
Vincitore del prestigioso premio Pritzker nel 2007,era un membro di spicco della scuola di architettura “High Tech” che comprendeva anche Norman Foster e Renzo Piano. Pionieri di uno stile iper-moderno che metteva in mostra le macchine e la tecnologia, ribaltando i principi estetici per esporre gli elementi funzionali degli edifici. Di qui i tubi di areazione che innervano il Centre Pompidou e le Torri dei Lloyd’s, a Londra, o il Millennium Dome, con i suoi tiranti.
L’infanzia e gli studi
Gli inzii non furono facili per Rogers, costretto a fuggire con tutta la sua famiglia dall’Italia fascista a soli cinque ani. Con il padre medico e la madre, una ex alieva di James Joyce, si stabilì a Londra, passando da una comoda casa borghese a un angusto monolocale, con un contatore a monete per attivare il riscaldamento. E a scuola le cose andavano anche peggio: Rogers era dislessico in un periodo in cui non esisteva una diagnosi per quel disturbo e chi ne soffriva veniva bollato come ‘stupido’ o, al meglio, ‘pigro’.
Nel 1951 lascia gli studi e, dopo il servizio miliare nell’esercito, riesce a entrare alla Architectural Association School di Londra, nota per il suo modernismo. Completa

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