AGI – Cresce il fronte dei sostenitori del proporzionale. Ma il tema della riforma della legge elettorale divide la maggioranza, la cui tenuta è già messa a dura prova dalle fratture esplose sia nelle coalizioni che all’interno degli stessi partiti, all’indomani della lunga e travagliata trattativa sul Quirinale.
La convinzione nei partiti è che il dossier riforma del sistema di voto non avrà sbocchi concreti nel breve periodo. Il punto di partenza del ragionamento è che non si può rischiare di mettere a repentaglio la maggioranza, con forzature e spaccature su un tema che sia centrodestra che Italia viva non ritengono al momento prioritario.
In secondo luogo, prima di affrontare nel merito il tema, è necessario capire come si svilupperanno i ‘movimenti’ al centro e con quali approdi. E, soprattutto, cosa accadrà nel centrodestra, dopo che Giorgia Meloni ha decretato la fine della coalizione. Ma l’interrogativo riguarda anche il Movimento 5 stelle, dove è esplosa la guerra tra contiani e dimaiani. Diatriba i cui riflessi non sono irrilevanti per il Pd.
Eppure, il dibattito sulla legge elettorale e in particolare sul modello proprozionale, è tornato a catalizzare l’attenzione: c’è il pressing del Movimento 5 stelle, con il presidente della commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia – estensore del testo base sul proporzionale con soglia di sbarramento al 5% – che invita le forze politiche a ripartire proprio da quel testo.
Ammettendo tuttavia che al momento “il dibattito è più mediatico che parlamentare e il rischio è la palude”, spiega in un’intervista. “Credo che i partiti debbano schiarirsi le idee con una discussione seria in Parlamento“, aggiunge. “Sollecitiamo tutte le forze politiche a imprimere un’accelerazione all’iter”, incalza la capogruppo M5s in commissione, Vittoria Baldino.
Che il proporzionale sia il modello a cui guardare è convinta anche la maggioranza dei dem. “Le coalizioni sono una presa in
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