In 70.000 in piazza hanno chiesto unità al Pd. Dove le divisioni restano

In 70.000 in piazza hanno chiesto unità al Pd. Dove le divisioni restano

  Valerio Godino

 Martina sul palco di piazza del Popolo

Unità in piazza, prove di dialogo dietro il palco. La manifestazione supera la sfida lanciata con la mobilitazione contro il governo Lega-M5s e il Pd dimostra di essere, se non al pieno delle forze, comunque ‘in salute’. I settantamila in Piazza del Popolo scandiscono in almeno quattro passaggi il grido “unità, unità”. Lo fanno quando a incendiare gli animi è il discorso appassionato di un giovane dem, Bernard Dika: “Riscopriamo la bellezza di camminare insieme, non arrendiamoci, questa è non solo la piazza dell’opposizione ma quella dell’alternativa”. Ancor prima, il coro si alza a sottolineare le parole di Federico Romeo, sindaco del municipio Val Polcevera di Genova: “Dobbiamo riuscire a fare riscoprire quei sogni, quella speranza in un futuro migliore. Noi siamo chiamati a questo in una logica di unità, prima ancora al nostro interno”.

Altre due volte il grido si leva, durante il discorso del segretario, Maurizio Martina, acclamato anche in mattinata quando è andato ad accogliere i militanti provenienti dal nord alla Stazione Termini. “A maggio dobbiamo essere in campo, forti e aperti, a dare battaglia per le europee”, spiega Martina, “ma per farlo serve un nuovo Pd per una nuova sinistra. Non servono tifosi ma una comunità che senta su di sé questo impegno”.

Dove andare in Europa?

La piazza esplode, “unità” viene scandito con l’accompagnamento di 140 mila mani che battono. “Voglio dire ai tanti elettori che non ci hanno votato il 4 di marzo che abbiamo capito la lezione, ora dateci una mano perché noi siamo somma e non divisione”. Ma mentre Martina parla dal palco, dietro di lui, nello spazio riservato agli esponenti politici e alla stampa, Matteo Renzi tiene una sorta di ‘controcomizio’, una conferenza stampa improvvisata della durata di venti minuti in cui si sofferma su governo, opposizione e futuro del Pd, congresso compreso. “Contro questa destra credo sia importante tenere tutti insieme, da Tsipras a Macron”, sottolinea l’ex segretario dem che pochi giorni fa ha sottoscritto il manifesto anti populista promosso dal presidente di En Marche e dai forti tratti liberal. Tanto da far dire ad Andrea Orlando che la sfida del congresso è tra chi vuole il Pd ancora nel Partito Socialista Europeo e chi lo sogna assieme ai liberal-democratici di Alde. Poi si sofferma sul prossimo segretario dem.

In 70.000 in piazza hanno chiesto unità al Pd. Dove le divisioni restano

 Valerio Godino

Piazza del Popolo

Renzi si è “ravveduto” su Zingaretti?

In campo per il momento c’è il solo Nicola Zingaretti, sul quale Renzi si è soffermato in alcuni interventi televisivi adombrando il sospetto che il governatore del Lazio e chi lo sostiene stiano lavorando per realizzare il vecchio progetto di una alleanza di governo con il Movimento 5 stelle. Che Nicola Zingaretti sia “inadatto a fare il segretario” però “non l’ho mai detto”, aggiunge Renzi. “Quello che mi sembra ovvio, logico e intelligente oggi è dire che chiunque sarà il segretario o la segretaria del Pd dovrà avere il consenso di tutti gli altri, una volta finito il congresso. Cioè evitare quel fuoco amico che abbiamo visto troppe volte”, aggiunge l’ex segretario. Poco prima un abbraccio a Paolo Gentiloni e Maurizio Martina, a favore di telecamere, sembrava certificare questo nuovo clima nel Pd. Abbracci che, nel retropalco, lasciano il posto ai soliti capannelli, con renziani da una parte e ‘non renziani’ dall’altra. Orlando lasciando la piazza si dice soddisfatto di quello che considera un ravvedimento di Renzi nei confronti di Zingaretti. Martina, invece, sembra lanciare un messaggio proprio al suo predecessore al Nazareno quando sottolinea che più dello storytelling serve l’esempio: “Non servono tifosi ma una comunità che senta su di sé un impegno. Ci sono cose che non puoi solo raccontare agli altri, ma che devi praticare”. 

In 70.000 in piazza hanno chiesto unità al Pd. Dove le divisioni restano

 Valerio Godino

 Martina sul palco di piazza del popolo

Attacco al governo

Il grosso dell’intervento del segretario, così come di quello quasi in contemporanea di Renzi, è dedicato però al governo e a una manovra “pericolosa per l’Italia”. “Questo Paese ha bisogno di guardare avanti e non di tornare nel guado”, sottolinea Martina che poi si rivolge direttamente a Di Maio e Salvini: “Vergognatevi! Siete ossessionati dall’idea di trovare un nemico invece che da quella di trovare soluzioni ai problemi. Pensate solo al vostro tornaconto elettorale”, grida perdendo per qualche secondo la voce. Al governo, riprende dopo aver approfittato di una bottiglietta d’acqua passatagli dallo staff, “si praparano a tagliare spese fondamentali, dalla scuola alla sanità mentre il Mezzogiorno è scomparso dall’agenda politica”. E, in quanto a Salvini, il segretario assicura una opposizione senza se e senza ma contro il tentativo di liberalizzare le armi. “Se avete a cuore la sicurezza e la democrazia”, aggiunge, “dimostrate di voler combattere la xenofobia e il razzismo. Altro che andare a cena con qualche organizzazione che andrebbe chiusa”. Il riferimento è alle fotografie circolate sui social network che ritraggono Salvini a tavola con esponenti di CasaPound. Il finale è ancora sull’unità necessaria al partito, “siamo somma e non divisione”. Parole accompagnate dalle note di Bruce Springsteen, ‘Born to Run’, nato per correre. Ma non al congresso, sembra, visto che a chi gli chiede se sarà della partita si limita a rispondere: “Darò una mano”.

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