
Se dovesse sceglierla lui – o il suo meticolosissimo staff, come in realtà accadeva sempre – avrebbe l’imbarazzo della scelta.
Molto probabilmente però Silvio Berlusconi posterebbe sui social la foto che lo ritrae a Onna, a celebrare – a sorpresa – la Resistenza come “valore fondate della Repubblica”, con al collo il fazzoletto della brigata partigiana Maiella.
Il momento più alto del 2009
Il momento più alto di quel 2009 per lui è senza dubbio quello, un atto di pacificazione nel 25 Aprile celebrato in una cittadina polverizzata dal terremoto. Un gesto che, convengono esegeti e detrattori, segnava la tappa fondamentale dell’operazione inconfessata – e inconfessabile, per lui come per ogni altro aspirante – per la corsa al Quirinale.
Poi le cose si complicheranno, ma davvero parecchio, tanto che forse quel 2009 è davvero l’annus horribilis (neanche l’unico, a dire il vero) per il Cavaliere. Ma insomma, con ordine. Dieci anni fa, Silvio Berlusconi era a Palazzo Chigi per il suo quarto governo, e cominciava già a registrare un calo nei sondaggi su persona e ed esecutivo.
A marzo viene acclamato – cioè eletto per alzata di mano, senza bisogno di schede e quant’altro – presidente del Pdl. A marzo, a proposito di foto simbolo, l’inaugurazione del Frecciarossa Roma-Milano, gli permette di aggiungere al repertorio quella con il berretto da capotreno sulle ventitré.
Non che la gallery fosse magra, anzi: l’iconografia berlusconiana è stata sempre ricchissima, più o meno letteralmente, di presidenti operai, imprenditori e via dicendo. Nessuna divisa, peraltro.
Le nuvole della tempesta perfetta che si scaricherà poi due anni dopo cominciano ad addensarsi, però. C’è un insolito affollamento sui voli di Stato che fanno la spola tra Roma, Milano e il buen retiro in Costa Smeralda: a bordo, anche senza il presidente del Consiglio, viaggiano musicisti, coriste, belle ragazze in genere. Cominciano a piovere foto degli arrivi sul pontile di Villa Certosa, e all’aeroporto di Olbia.
Il dossier cene eleganti comincia a sfuggire per la tangente, alla lettera. A giugno la Procura di Bari indaga su appalti truccati nella sanità regionale e spunta fuori il nome di un ambizioso imprenditore, Giampiero Tarantini, che per entrare nel giro giusto si circonda di ragazze appariscenti con cui andare a cena dai potenti. Anche da Berlusconi.
Una di loro, Patrizia D’Addario, ammette di essere una escort e racconta con dovizia di particolari le serate. Dopocena compresi, con il padrone di casa. Ma visto che parliamo di foto ci vorremo mettere, allora, quella di Rolling Stone che, a novembre, incorona Berlusconi rockstar dell’anno? E che copertina: firmata da Shepard Fairey, che poi sarebbe quello del trittico ‘Hope’, ‘Change’, ‘Vote’ in quadricromia per la campagna di Obama del 2008.
L’anno finisce con l’immagine che sicuramente Berlusconi non sceglierebbe. Quella che lo vede con il viso sanguinante, ma in piedi sul fatidico predellino dell’Audi blindata, per assicurare che Massimo Tartaglia gli ha sì tirato in faccia un souvenir in metallo del Duomo – amara ironia per il politico che si identifica con la Milano che ‘laùra’ – ma non c’è da temere per la sua vita. Neanche politica.
E il Berlusconi del 2019? Eccolo qui.
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