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“Con il 2,04% del rapporto deficit/Pil è normale che ci fosse un riallineamento delle coperture, c’era un po’ di timore da parte di entrambi sulle cifre ma poi abbiamo trovato l’accordo”, spiega un esponente del governo che ha partecipato all’incontro di giovedì 17 a palazzo Chigi per mettere a punto reddito di cittadinanza e ‘Quota 100’.
Nel pomeriggio è arrivato il varo dei due provvedimenti bandiera ma ora la palla passa al Parlamento. Il ‘decretone’ non dovrebbe essere blindato anche se i timori di un assalto alle Camere c’è. “Non usiamo la fiducia per dare schiaffi”, la promessa del presidente del Consiglio, Conte.
Il destino di Tria
Ora inizia la seconda fase dell’esecutivo, con gli azionisti del governo che guardano alle Europee. Dopo quell’appuntamento se ne ne potrà aprire una terza: la Lega non staccherà la spina qualora dovesse registrarsi una totale inversione di tendenza rispetto alle percentuali ottenute il 4 marzo rispetto a quelle del Movimento 5 Stelle. Ma punta ad un riequilibrio delle parti in campo. Non si esclude un eventuale rimpasto e nel mirino c’è anche il Mef, riferisce un ‘big’ del partito di via Bellerio.
Non perché Tria venga recepito come un avversario, ma soprattutto per poter decidere la strategia sull’economia. “Non so niente su cosa succederà ma i voti li prendono Di Maio e Salvini, i professionisti a contratto come sono arrivati eventualmente possono andare via”, argomenta il viceministro allo Sviluppo Economico, Galli.
La spinta che arriva soprattutto dai leghisti del nord è quella di poter decidere sulle grandi questioni economiche, anche per evitare che ci possa essere una fase recessiva, per cercare di imporre il proprio punto di vista sulla politica economica. In ballo c’è anche il discorso dell’autonomia delle regioni (uno dei punti di distanza con M5s è legato a chi debba spettare le competenze sull’ambiente), con l’eventualità che si agisca con disegni governativi o tramite un decreto per sbloccare l’impasse.

Giovanni Tria
La vera battaglia è alle Europee
“La vera battaglia è alle Europee. Noi non andremo contro il Movimento 5 Stelle ma difenderemo a spada tratta i nostri temi”, il ragionamento dei ‘big’ della Lega. Per esempio sulla legittima difesa nella prossima capigruppo il partito di via Bellerio chiederà la corsia d’urgenza alla Camera, con i tempi contingentati: il via libera potrebbe arrivare ad inizio febbraio, con il provvedimento in Aula già a fine gennaio. Sulla mozione riguardante la Tav il Carroccio, invece, si comporterà come ha fatto al Senato: se ne riparlerà quando sarà concluso l’esame del Ministero delle Infrastrutture.
Un altro dicastero che potrebbe rientrare nelle mire della Lega, anche se nel Carroccio circola una voce che vorrebbe uno ‘scambio’ tra Toninelli e Fraccaro. Indiscrezioni sempre smentite dal Movimento: anzi il presidente Conte ha anche negato che ci possa essere all’orizzonte un rimpasto.
Nel Movimento 5 stelle ora la nuova sfida sarà quella di costituire un gruppo per presentarsi alle Europee. E di puntare soprattutto sul taglio agli stipendi dei parlamentari. L’obiettivo è quello di arrivare all’appuntamento con il meccanismo già avviato sul reddito di cittadinanza: “Son certo dei tempi. Ci sono norme anti-divano, nessuno abuserà del reddito”, afferma il vicepremier M5s Di Maio. “L’obiettivo dei prossimi anni sarà consentire di andare “in pensione con 41 anni di contributi. La Fornero si prepari a piangere ancora”, il rilancio di Salvini.
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