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Non bastano la velocità e l’affidabilità a spiegare la portata del cambiamento introdotto dal 5G. La nuova generazione di protocolli per le telecomunicazioni, che entro il 2019 si diffonderà commercialmente anche in Italia, è prima di tutto un nuovo modo di intendere la rete: cambiamento invisibile al consumatore ma radicale nei suoi effetti. “La gestione delle trasmissioni avverrà principalmente sul lato software, rendendo meno importante il ‘ferro’ che c’è dietro”, ha spiegato ad Agi Carlo Blefari Melazzi, professore dell’Università di Roma Tor Vergata e direttore del Consorzio nazionale interuniversitario per le telecomunicazioni (Cnit). Il riferimento è alle antenne e alle centraline che siamo abituati a vedere sotto i ripetitori: “La rivoluzione sarà evidente col passaggio dalla quinta alla sesta generazione, quando non dovremo sostituire macchinari e impianti, ma solo aggiornare il software”.
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Ampliamento del mercato, scalabilità e semplificazione dei sistemi: “La transizione al 5G ricorda in qualche senso la nascita del personal computer – spiega Blefari Melazzi -. Un tempo era normale disporre di strumenti diversi per diverse funzioni, come il calcolo o la scrittura. Poi arrivò il computer, capace a livello software di integrare più attività in un unico dispositivo. Semplificando un po’, possiamo dire che la stessa cosa succederà con la transizione al 5G”.
La rete quindi diventa software, elemento che secondo le previsioni sarà fortemente incisivo sulla scalabilità del progetto. E se il passaggio dalla quarta alla quinta generazione impone importanti investimenti dal punto di vista tecnologico, con l’installazione di antenne capaci di supportare il nuovo standard, per la prima volta gli impianti saranno già in grado di sostenere anche le successive evoluzioni.
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“Il mercato è destinato a espandersi – spiega Blefari Melazzi – oggi pochi produttori si contendono le commesse per fornire gli impianti che costituiscono la rete, ma da quando ci sarà il 5G, dietro i ripetitori ci saranno dei computer di uso generale e molti più fornitori di software a contenderseli”.
Così, affianco alle principali aziende del settore – Nokia, Ericsson, Huawei o Italtel per l’Italia – compariranno “nuovi attori, che renderanno il mercato più dinamico e l’offerta più ampia”. Un mercato nel quale potranno trovare spazio anche aziende più specializzate sul lato software come Google, Facebook e Amazon.
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