Quello che possiamo imparare dall’Africa 

AGI – La presunzione di noi occidentali è sempre stata quella di sapere cosa è bene e cosa è male. Se pensiamo al colonialismo ce ne rendiamo conto benissimo, con tutte le conseguenze negative, soprattutto, e positive. Sappiamo, oggi, quanti danni ha provocato.

Questa presunzione, nolenti o volenti – appartiene al nostro dna – permea anche coloro che fanno dell’aiuto a quella parte di mondo messo ai margini, di chi soffre, una bandiera. 

Sappiamo, ancora oggi, ciò che è bene e ciò che è male, non solo per noi ma anche per coloro che abbiamo la presunzione di aiutare.

Allora un libro, che nel suo titolo ha la parola “imparare” – è già un programma – ci sorprende. E che l’abbia scritto don Dante Carraro, a capo di una delle più grandi organizzazioni non governative italiane e internazionali, ci sorprende ancora di più. Stiamo parlando di “Quello che possiamo imparare dall’Africa”, scritto, appunto, dal direttore della ong Medici con l’Africa Cuamm, insieme a Paolo di Paolo, scrittore, per i tipi di Laterza (148 pagine, 18 euro). 

Ma cosa di racconta questo libro? Lo scrive lo stesso Carraro: “L’Africa ci insegna, o almeno a me ha insegnato, che il lamento serve a poco; ciò che fa la differenza è passare dal lamento al rammendo. E trovare strade nuove per dare valore a quanto ci sembrava perduto. Mi ha insegnato a mettere alla prova tutti gli schemi fissi, compreso un certo delirio di onnipotenza occidentale. Mi ha insegnato che la frugalità non è un limite, ma può diventare un’opportunità per fare leva più sull’intelligenza e lo studio che sul denaro. E a non avere paura dei figli: sono vita, coraggio, sfida, futuro, entusiasmo”.  

Il libro racconta, in prima persona, la storia di un ragazzo della provincia veneta, neolaureato in medicina, che comincia a interrogarsi su sé

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