Come prendere il reddito di cittadinanza e lavorare in nero

Reddito cittadinanza lavoro nero

Javier Larrea 

Lavoro nei cantieri (Agf) 

Articolo aggiornato alle 16,25 del 12 novembre 2018 con le misure previste per evitare abusi nel reddito di cittadinanza e con la definizione di Unimpresa

La norma che mira a introdurre in Italia il reddito di cittadinanza corre il rischio di essere aggirata e può far esplodere il lavoro nero. E’ quanto emerge da un sondaggio a campione realizzato dal Centro studi di Unimpresa tra le aziende associate, in relazione al reddito di cittadinanza proposto con la manovra sui conti pubblici all’esame del Parlamento. 


Cosa è Unimpresa

Unione nazionale di Imprese, è un’associazione che rappresenta le oltre 108 mila micro, piccole e medie imprese così come individuate dalle norme dell’Unione Europea che operano nei diversi settori dell’attività primaria, secondaria e terziaria esistenti.


L’architettura della misura, spiega Unimpresa, si presta a diverse manipolazioni, anche con sostanziali accordi tra le imprese e i lavoratori, appartenenti a categorie più deboli. Chi ha un reddito mensile inferiore a 1.000 euro potrebbe infatti “accettare” di buon grado il licenziamento da parte del dato dei lavoro, percepire il reddito di cittadinanza (che assegna una “paga” mensile fino a 780 euro), continuare a lavorare con un salario in nero e più contenuto rispetto a quello regolare.

I ‘vantaggi’ del lavoro nero

I vantaggi ci sarebbero sia per i lavoratori, perché la somma di reddito di cittadinanza e salario in nero sarebbe superiore alla paga regolare; sia per i datori di lavoro, perché risparmierebbero dal 30% al 60% sul costo del lavoro pur potendo avere comunque la stessa prestazione lavorativa. Commercio, turismo, agricoltura, servizi di manutenzione e di pulizia sono i settori nei quali si potrebbero registrare i maggiori casi di anomalia e distorsione. Lavoratori part time e con stipendio inferiore a 1.000 euro mensili quelli potenzialmente più interessati a valutare forme di aggiramento e violazione della misura. 

Secondo Unimpresa, l’effetto finale della misura sul reddito di cittadinanza andrebbe in netta controtendenza rispetto agli obiettivi perseguiti dal governo: non si creerebbe nuova occupazione, ci sarebbe un boom del lavoro nero e si registrerebbero casi di frode a danno della finanza pubblica. A pesare sul quadro finale, è anche la difficoltà di mettere in atto un piano di controlli a tappeto e sul territorio.

Le troppe questioni aperte sul reddito di cittadinanza

Senza dimenticare che non è ancora chiaro come dovranno essere strutturate le agenzie per il lavoro chiamate a offrire opportunità ai percettori del reddito di cittadinanza. In alcune zone del Paese, specie nel Sud, potrebbero verificarsi i casi più numerosi di violazione normativa. Dal sondaggio di Unimpresa fra le oltre 100.000 associate, è emerso che i settori più “interessati” sono: commercio turismo, agricoltura, servizi di manutenzione e di pulizia.

Per quanto riguarda i lavoratori, quelli con stipendio fino a 1.000 euro mensili e con contratto part-time sono il bacino che guarderebbe con favore a percepire il reddito di cittadinanza pur continuando a lavorare in nero. “Per creare nuova occupazione bisogna tagliare il cuneo fiscale e i costi a carico delle aziende, ma ci rendiamo conto che si tratterebbe di interventi poco spendibili sul piano elettorale e non remunerativi in termini di voti. C’è da dire che la misura sul reddito di cittadinanza ha un presupposto importante e condivisibile. Aiutare chi è in difficoltà, prima con un sussidio e poi con l’offerta di lavoro.

Ma a noi piace andare a fondo ed essere concreti, valutiamo sempre l’applicabilità e l’attuazione delle nuove leggi, che vanno sempre calate nella realtà italiana. E’ evidente che le distorsioni sono facilissime e a portata di mano, meglio dirselo subito” commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. 

Che succede ai furbetti

Il reddito di cittadinanza è pensato per coloro che rispettano le regole. E, come ricorda l’Unione Sarda, per i ‘furbetti’ c’è il rischio del carcere con pene fino 6 anni. Luigi Di Maio, nel corso del question time del 3 ottobre, aveva evidenziato che il reddito di cittadinanza non sarà una sorta di sussidio che inviti la gente a restare inattiva e non cercare un lavoro.

La quota di 780 euro è destinata a persone che rispettano le regole e che staranno ai patti. Il primo e più importante in tal senso è quello di impegnarsi a cercare lavoro. “Non daremo un solo euro a chi sta sul divano – ha puntualizzato Di Maio – perché tutti coloro che beneficiano di questa misura dovranno avere la giornata impegnata per la formazione ed i lavori di pubblica utilità. Queste persone, dunque, non avranno il tempo di lavorare in nero e se imbrogliano anche facendo dichiarazioni false e non conformi alla legge, possono beccarsi fino a 6 anni di galera. Nella norma – ha aggiunto il leader del M5S – aggiungeremo anche una serie di misure che contrastano i furbi. La nostra intenzione è quella di aiutare le persone per bene che si comportano in maniera onesta”.

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