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Elon Musk ha comprato Twitter. E adesso? Non saranno mai più come prima né il social network né la società che lo gestisce. Per “affrontare i cambiamenti di cui ha bisogno”, aveva dichiarato il ceo di Tesla al momento della sua offerta, Twitter dev’essere una “compagnia privata”. Fuori dalla borsa o nulla. Il primo cambiamento, ormai certo anche se non immediato, sarà questo: a breve Twitter non sarà più quotata.
Twitter dirà addio alla borsa
Diventare privati vuol dire essere più liberi da regole e vincoli. Twitter non sarà più sotto l’occhio della Security and Exchange Commission (l’autorità che regolamenta i mercati statunitensi). Le frizioni tra Musk e la commissione sono note: nel 2018, la Sec – proprio dopo l’annunciata e mai concretizzata privatizzazione di Tesla – aveva vietato a Musk di twittare senza un controllo preventivo per evitare che le sue dichiarazioni impattassero sul titolo di Tesla. Da allora, l’uomo più ricco del pianeta ha sempre fatto sapere cosa pensa della Sec. E lo ha fatto anche ieri, affermando che la commissione è “una marionetta senza vergogna”.
La privatizzazione di Twitter, però, non è solo una questione personale. Non essendo quotata, la compagnia non dovrà più rispettare le stringenti comunicazioni sui dati trimestrali. Avrà quindi meno pressione da parte degli azionisti, che tendono a chiedere risultati di breve termine, e non sarà soggetta alle oscillazioni del mercato.
Vuol dire, in sostanza, poter guardare a un’evoluzione di medio termine, senza preoccuparsi troppo di fatturato, utili e crescita degli utenti. Non è certo la prima volta che una società abbandona la borsa. L’anomalia sta nel fatto che a fare il grande passo non è una società d’investimento ma un uomo solo.
Un consiglio di amministrazione più debole
Altro cambiamento: il board. Il consiglio di amministrazione è espressione dell’azionariato. Sarebbe quindi fisiologico un cambiamento, che
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