I (pochi) dubbi sul referendum di Italia Viva per abolire il Reddito di Cittadinanza

AGI – Il referendum per l’abolizione del reddito di cittadinanza “potrebbe far sorgere dubbi sull’ammissibilità costituzionale“: a spiegarlo è il costituzionalista Salvatore Curreri che, interpellato dall’AGI sottolinea: “Il termine per la raccolta delle firme è il 30 settembre, quindi parte un po’ in ritardo, anche se con la possibilità di firmare online il lavoro potrebbe essere più spedito. Si tratta di una iniziativa legittima, certo. E legittima è anche una legge che preveda la salvaguardia sociale di quelle persone che non riescono a trovare fonti di sostentamento: lo prevede la costituzione stessa”.

Nel caso del referendum lanciato da Matteo Renzi, “i dubbi potrebbero riguardare l’interpretazione della terza causa di inammissibilità del referendum. Infatti un referendum è inammissibile se interviene su amnistia e indulto, sulla ratifica di trattati internazionali e sulle leggi tributarie e di bilancio”.

E’ quest’ultimo caso che potrebbe generare problemi ai propmotori del quesito: “Un riferimento alla legge tributaria e di bilancio è stato in passato interpretato in maniera non strettamente letterale da parte della Corte Costituzionale. Non c’è dubbio che il reddito di cittadinanza incida fortemente sul bilancio dello stato, bisognerà vedere come la Corte costituzionale leggerà questa proposta. Quindi, l’unico dubbio è su quanto la legge vada ad impattare sugli equilibri di bilancio”.

Il professor Curreri ricorda, infatti, che “la Corte ha dato sempre una interpretazione restrittiva del divieto di referendum sulle leggi tributarie e di bilancio. Diversamente, infatti, potrebbe impedire i referendum sulle leggi che, prevedendo spese, sono più o meno collegabili al bilancio inteso in senso atecnico. Così per esempio ha ammesso nel 1982 il referendum sul calcolo della contingenza sull’indennità di anzianità e nel 1984 il famoso referendum sulla scala mobile”.

Altre volte invece la Corte, pur in tale quadro restrittivo, ha dichiarato le richieste referendarie inammissibili: “nel 1994 sulle leggi che prevedevano la trasformazione degli enti

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