Il braccio di ferro sulla manovra ha influito sui consensi dei partiti?

Il braccio di ferro sulla manovra ha influito sui consensi dei partiti

 Afp

 Di Maio, Conte e Salvini 

La settimana appena trascorsa è stata estremamente intensa sul fronte politico, in Italia e non solo. Limitandoci alle vicende interne al nostro Paese, il fatto forse più “dirompente” arriva ancora una volta dagli sviluppi del tormentato percorso della legge di bilancio: l’annuncio del premier Giuseppe Conte di un possibile compromesso con la Commissione europea per evitare la procedura di infrazione, rivedendo al ribasso il deficit previsto per il 2019 dal 2,4 al 2,04%. Un annuncio che arriva dopo settimane di braccio di ferro con l’Europa, durante le quali gli italiani sono diventati progressivamente sempre più scettici verso le proposte del governo. Una tendenza, come vedremo, tuttora in corso.

Ma partiamo dallo “stato di salute” dei partiti: la Lega si conferma il primo partito con oltre il 31% dei consensi, mentre il Movimento 5 Stelle anche questa settimana fa segnare dei valori (25,5%) decisamente più simili a quelli delle Politiche 2013 che non al 32,7% ottenuto lo scorso 4 marzo. Il confronto con il dato di due settimane fa (la nostra Supermedia è calcolata sui sondaggi realizzati negli ultimi 15 giorni) mostra delle variazioni piuttosto asimmetriche, ma questo è dovuto alla differente composizione del “paniere” dei sondaggi rispetto al dato meno recente.

Analizzando nel dettaglio le tendenze dei singoli partiti, vi sono in realtà buone notizie per la Lega: l’istituto Tecnè registra una crescita di 1,2 punti in una settimana per il partito di Matteo Salvini, mentre Euromedia vede un +2,6% in un mese. Diversa la situazione per il M5S, che resta sostanzialmente stabile: nell’ultima settimana perde l’1,1% secondo SWG ma guadagna lo 0,7% per EMG; ma per Euromedia i pentastellati perdono 2,1 punti nell’ultimo mese. Considerate nel complesso, queste variazioni fanno sì che sia in aumento il gap rispetto alla Lega, ad oggi superiore ai 5 punti.

Per quanto riguarda l’opposizione, la settimana scorsa ci eravamo chiesti se le recenti vicende relative al PD (su tutte, il ritiro di Marco Minniti dalla competizione per la segreteria) potessero avere conseguenze sul consenso verso i democratici. Ebbene, le inchieste dell’ultima settimana su cui possiamo basare una prima risposta ci dicono che potrebbe essere così: il PD fa segnare un lieve calo sia per l’istituto Piepoli che per Tecnè, mentre il calo sarebbe di quasi un punto (-0,8%) in una settimana per EMG.

Per quanto riguarda le aree politiche, si conferma la tendenza che stiamo vedendo ormai da molte settimane: il centrodestra è ancora in crescita, grazie soprattutto alle performance della Lega che non sembrano danneggiare i consensi verso Forza Italia e FDI. Ad oggi, quella che fu la coalizione di centrodestra dello scorso 4 marzo varrebbe oltre il 44% dei voti. Forse anche questo spiega le recenti dichiarazioni di Silvio Berlusconi (che da sempre guarda con molta attenzione i sondaggi) su un possibile cambiamento della maggioranza di governo. Ma i consensi verso l’attuale maggioranza (Lega+M5S) sono ancora stabili su valori molto alti, superiori al 55% registrato al momento dell’insediamento di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.

Le difficoltà per l’esecutivo, però, non sono ancora finite. Non solo perché materialmente c’è ancora una manovra economica tutta da riscrivere (e siamo ormai a metà dicembre: c’è bisogno di fare in fretta per scongiurare il rischio dell’esercizio provvisorio). Ma anche perché, settimana dopo settimana, aumenta lo scetticismo e la disillusione degli italiani verso l’operato del Governo, legate alla legge di Bilancio ma non solo. Nel sondaggio di SWG mostrato lunedì scorso durante il TG La7, per la prima volta i giudizi negativi verso la manovra hanno superato quelli positivi.

In particolare, aumentano – anche secondo l’istituto EMG – gli italiani che prendono le parti della UE sul rispetto dei vincoli di bilancio: sarebbero oggi il 58% (in aumento di 2 punti in una settimana) contro il 34% (-5%) che invece vede nei moniti di Bruxelles un rischio per la sovranità nazionale.

La disillusione comincia a riguardare anche alcuni tra i principali provvedimenti, quelli considerati “irrinunciabili” dai leader dei due partiti di maggioranza. Secondo un sondaggio di Tecnè, ormai solo una piccola minoranza degli italiani (12%) ritiene che il reddito di cittadinanza potrà essere effettivamente realizzato. Persino tra gli elettori del Movimento 5 Stelle questa visione ottimistica è minoritaria (37%) rispetto a quanti (il 61%) pensano che la proposta-simbolo per eccellenza del M5S verrà attuata in modo diverso da quello annunciato. Tra tutti gli elettori, una quota non indifferente (37%) ritiene che non se ne farà nulla.

È pur vero che il reddito di cittadinanza non è l’unica “bandiera” del partito di Luigi Di Maio. È di mercoledì la notizia che il Senato ha approvato il decreto anticorruzione, contenente misure fortemente volute dal M5S (anche a costo di qualche frizione con l’alleato leghista). Dall’altra parte, Salvini ha portato a casa il decreto sicurezza che interviene sia sulle norme che regolano l’immigrazione sia su quelle in tema di legittima difesa. Insomma, una volta superato lo scoglio dell’approvazione della manovra di bilancio – e le relative, eventuali, ricadute sul piano della polemica politica – resteranno aperti molti altri fronti, non tutti necessariamente sfavorevoli all’esecutivo sul piano del gradimento dell’opinione pubblica.

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