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Giuseppe Conte
La maggioranza cerca di stringere i bulloni, mentre ancora le Camere esaminano la manovra, e si dà appuntamento a lunedì sera per un vertice. Una riunione che cade proprio all’indomani del traguardo dei 100 giorni del Conte II.
L’obiettivo della riunione convocata da Giuseppe Conte a palazzo Chigi è fare il punto sui temi all’ordine del giorno dell’agenda di governo. Ieri Luigi Di Maio ha parlato di “cronoprogramma per i prossimi tre anni”, mentre Nicola Zingaretti ha fatto notare che è inutile scrivere cose non condivise in un contratto mentre è preferibile individuare misure condivise, compito che spetterà a Conte e che il Pd “arricchirà”.
Ma a far fibrillare la maggioranza, e in particolare il socio di maggioranza M5s, è la notizia delle defezioni di alcuni senatori grillini. Pochi minuti dopo la formalizzazione del passaggio dell’ex senatore M5s Ugo Grassi alla Lega, Luigi Di Maio ha tuonato: “ci dicano quanto costa al chilo un senatore per la Lega. Il mercato delle vacche a cui stiamo assistendo è la solita dinamica dei voltagabbana degli ultimi trenta-quarant’anni e che abbiamo sempre combattuto”. Un’emorragia che secondo rumors potrebbe essere ‘compensata’ da approdi in maggioranza di parlamentari da altri gruppi attualmente di opposizione.
A cercare di calmare gli animi ci pensa il premier in persona, che da Bruxelles tranquillizza i suoi. “Non sono preoccupato” per la tenuta del governo in vista del vertice di lunedì ha detto Giuseppe Conte arrivando al Consiglio Europeo.
“Al momento opportuno anche i passaggi del dibattito pubblico, che hanno creato fibrillazioni, hanno portato sia alla Camera che al Senato, il riscontro numerico. C’è stata piena dimostrazione di coesione nella maggioranza” ha notato. Ma i numeri della maggioranza sono certamente meno solidi dei giorni scorsi.
E l’accelerazione sulla riforma della legge elettorale agita anche chi non teme smottamenti nell’immediato, come Italia Viva che anzi guadagna un deputato alla Camera, l’ex forzista Davide Bendinelli. Dunque l’obiettivo del vertice di lunedì è chiaro: ritrovare slancio e fissare l’agenda dei prossimi mesi per evitare una crisi e quindi il ritorno anticipato alle urne.
Dal Quirinale infatti è giunto da settimane il messaggio che in caso di caduta di questo governo non si cercherà di dar vita a un nuovo esecutivo, avendo ormai esaurito tutte le maggioranze possibili a fronte dei numeri parlamentari.
Nemmeno l’ipotesi di un referendum costituzionale, nel caso si raggiungesse il numero magico di 64 firme di senatori pronti a richiederlo, indurrebbe il Capo dello Stato a cercare di dar vita a un governo di pochi mesi per arrivare fino a maggio-giugno. Nessun ‘salvacondotto’ per evitare le urne viene infatti preso in considerazione, alle attuali condizioni, perché viene considerata non sostenibile una situazione di un Paese retto da un governo fragile con i conti pubblici in balia dei mercati.
Lunedì sera a palazzo Chigi dunque quando i leader di maggioranza si siederanno al tavolo con Conte dovranno portare un’agenda chiara per cominciare il nuovo anno con un orizzonte di ampio respiro.
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