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![Quanto è profonda la spaccatura nel governo sui migranti in mare? Quanto e profonda la spaccatura nel governo sui migranti in mare](https://www.expo-fiera.it/wp-content/uploads/2019/01/quanto-e-profonda-la-spaccatura-nel-governo-sui-migranti-in-mare.jpg)
Afp
Di Maio, Conte e Salvini
Due contro uno, però quell’uno fa mostra di non voler cedere: Di Maio e Conte danno la disponibilità ad accogliere 15 delle 49 persone a bordo della Sea Watch e della Sea Eye; Matteo Salvini non ne vuol sentir parlare. Anche se magari una soluzione inizia a intravedersi.
“Sono stufo”
Per buona parte della giornata il ministro dell’interno viene dato per pronto ad andare allo scontro aperto con gli alleati. Stando a quanto viene inizialmente riferito all’AGI da fonti a lui vicine, infatti, il vice premier leghista risulta essere “molto deciso a non recedere” dalla sua posizione di contrarietà. Perché il rischio che non si vuole correre è quello di un nuovo caso Diciotti.
Il leader leghista viene addirittura definito “determinato a dichiarare ‘non sicuro’ alcun porto” in modo da bloccare l’accoglienza che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – si sostiene al Viminale – ha “già promesso e organizzato, senza confrontarsi con alcuno”.
Nelle strutture del Vaticano?
Una posizione che viene limata alcune ore più tardi. Per la Lega la “soluzione” alla gestione degli arrivi, si fa sapere, è la creazione di “corridoi umanitari via aerea per chi scappa davvero dalla guerra”. I corridoi, si sottolinea, sono “stati confermati dal ministro Salvini per il 2019”. Lo stesso ministro sarebbe ancora “molto deciso a non cedere” dalla sua posizione, ma altrettanto impegnato a cercare una soluzione per evitare un nuovo caso Diciotti. La differenza con la formulazione precedente è sottile, ma c’è.
In altre parole: il ministro è “determinato a dichiarare ‘non sicuro’ alcun porto” in modo da bloccare l’accoglienza in Italia, ma la soluzione potrebbe essere quella che i migranti possano essere accolti in strutture messe a disposizione dalla Chiesa o dal Vaticano, come avvenuto in passato.
In pubblico, intanto, le Ong sono liquidate da Salvini con una battuta (“Sono stufo di essere tenuto sotto scacco da parte di alcune associazioni che se ne fregano delle regole”). Ma un certo malumore traspare da quanto il ministro aggiunge subito dopo: “Possiamo parlarne e riparlarne ma la mia idea è assolutamente chiara e non cambia, che si parli di 1 o di 15 o di 150 o di 1500”. Difficile immaginare che i destinatari di queste parole siano solo i volontari a bordo delle due navi in balia delle onde da prima di Natale. Infatti qualcuno punta l’indice in direzione della Presidenza del Consiglio.
Sospetti su Conte
“Conte sta facendo tutto di testa sua”, è la critica che viene mossa all’inquilino di Palazzo Chigi dalle fonti leghiste. Ugualmente il premier avrebbe mostrato una mancanza di concertazione sulla vicenda e un attivismo spia – si accusa e sospetta nella Lega – di un nuovo atteggiamento. Nella trasmutazione avrebbe avuto un peso il successo della trattativa con l’Unione europea sulla manovra. Dietro al nuovo protagonismo di Conte, poi, il partito di via Bellerio leggerebbe persino una certa voglia smarcarsi dai suoi ‘azionisti di maggioranza’ magari per un futuro politico che vada oltre l’attuale esperienza di governo.
In controtempo
Ufficialmente “non ci sono polemiche”, ma per il partito di Salvini la questione non è di poco conto anche se il giudizio sulla persona di Conte rimane “assolutamente positivo”. “Il premier è una persona per bene, come poche; uno che mantiene la parola data”, viene ribadito dalle parti di via Bellerio. Ma, nella Lega, c’è molta “sorpresa e irritazione” per questo momento di crisi provocato dalla decisione “unilaterale” del premier e di Luigi Di Maio. Anche perché da parte Lega, incassata l’approvazione della legge di bilancio, si attendeva una fase di ‘bonaccia’ prima di entrare nel clou della campagna elettorale per le Europee di fine maggio.
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Afp
Migranti, Sea Watch
Il quorum della discordia
Altro tema di divisione con i 5 stelle l’idea della rimozione del quorum dal referendum propositivo, diamante della corona nel pacchetto di riforme costituzionali che la maggioranza vuole portare avanti prima delle europee. I leghisti sono contrari e rimarranno contrari alla proposta, si sottolinea. In questi giorni, dopo l’sms di venerdì con Di Maio, non vi sarebbero stati altri sostanziali contatti tra Salvini e il collega vice premier. Vi sarebbe stato un tentativo di contatto da parte del presidente del Consiglio al quale Salvini, però, non avrebbe finora risposto.
Se la Lega ha rinunciato per il momento a presentare un emendamento alla proposta del M5s, che non vuole vincoli di partecipazione per stabilire la validità o meno delle consultazioni, l’aria è quella che la partita sia ancora tutta da giocare. Lo stesso Salvini sottolinea sibillino: in materia “c’è pieno accordo tra la Lega e il Movimento 5 stelle: sarà il Parlamento a decidere”. Parole che potrebbero essere intese come vagamente di sfida. Tanto più che lo stesso Salvini aggiunge: “Abbiamo ritirato gli emendamenti proprio per lasciare il Parlamento decidere e sono convinto che deciderà in maniera saggia”. Il che è molto lontano dal dire: cediamo.
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