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(Agf)
Roma, Giuramento al Palazzo del Quirinale del nuovo governo Conte. Nella foto Riccardo Fraccaro, Matto Salvini, Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede
Il disegno di legge anticorruzione, lo “spazzacorrotti” di Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede, incassa il primo via libera da parte della Camera (288 i sì, 143 i voti contrari). E si appresta a superare l’esame del Senato, dove sarà modificata la norma che ammorbidisce il reato di peculato, inserita nel testo grazie al voto segreto sull’emendamento dell’ex M5s Catello Vitiello.
Un incidente che continua a produrre strascichi e tensioni tra alleati di governo. L’immagine dei deputati 5 stelle in piedi in Aula ad applaudire l’approvazione del provvedimento quasi ‘stridè, infatti, con la freddezza della Lega: nessun applauso dai banchi dei parlamentari del partito di Matteo Salvini. E mentre i pentastellati esultano, tacciono i leghisti, già concentrati sul ‘loro’ provvedimento-bandiera, il decreto Sicurezza, che proprio a causa del disegno di legge anticorruzione slitta a lunedì e sul quale ‘pesano’ le critiche di una quindicina di malpancisti pentastellati.
Un provvedimento mai gradito fino in fondo alla Lega
Tanto che non è affatto escluso un nuovo ricorso al voto di fiducia, come già accaduto al Senato. Il giorno dell’esultanza grillina viene appannato dalla polemica tutta interna all’esecutivo sulla presunta regia di Giancarlo Giorgetti nell’incidente sul voto segreto. I 5 stelle fanno quadrato attorno a uno degli uomini più vicini a Salvini e giurano sulla sua fedeltà, ma non sfugge la scelta del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di non sedersi nei banchi del governo durante l’esame del disegno di legge in Aula, bensì accanto agli altri deputati leghisti. Del resto, non è un mistero che il provvedimento non è mai stato gradito fino in fondo alla Lega. E sarà stata una coincidenza, ma non passo’ inosservata l’assenza di Salvini alla riunione del Consiglio dei ministri che licenzio’ il provvedimento.
Nonostante le molteplici battute di arresto, gli accordi siglati e poi saltati tra M5s e Lega, il necessario e continuo intervento dei leader in persona, compreso il premier Giusppe Conte, per recuperare l’intesa, ad esempio sulla riforma della prescrizione e ultimo in ordine di tempo il vertice a tre di ieri alla Camera con tanto di successivo ‘presidio’ dell’Aula, per i 5 stelle è il momento dell’esultanza. “Sono soddisfatto e orgoglioso, oggi è un bel traguardo per l’Italia anche se siamo ancora in prima lettura”, afferma a caldo il Guardasigilli Alfonso Bonafede.
Un provvedimento giustizialista, per le opposizioni
“È solo l’inizio perché il provvedimento dovrà essere corretto al Senato sull’allargamento dei casi di abuso di ufficio che noi vogliamo restino riconducibili al peculato, come da prassi della nostra giurisprudenza. Sui temi della legalità e della trasparenza non si scherza e dal Movimento 5 Stelle non arriveranno mai passi indietro a riguardo”, garantiscono Giulia Sarti e Giuseppe Brescia, presidenti (M5s) delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali di Montecitorio, che hanno seguito in prima battuta tutto l’iter del disegno di legge.
Fortemente critiche le opposizioni, che parlano di provvedimento “giustizialista” e sperano in un intervento della Corte costituzionale per far naufragare almeno la riforma della prescrizione. “M5s e Lega hanno messo in atto una commedia, che ha rivelato un governo allo sbando che usa la giustizia come terreno di scontro”, spiega Walter Verini, deputato Pd delle commissioni Giustizia e Antimafia.
“Oggi si è commesso un attentato al processo penale, con i 5 stelle esecutori materiali ed i loro alleati di governo complici silenti, ma determinanti. Siamo orgogliosi di aver condotto una battaglia parlamentare per difendere i principi di civiltà giuridica che questa riforma compromette irrimediabilmente”, scandisce Enrico Costa, deputato e responsabile Giustizia di Forza Italia. Intanto i 5 stelle fanno già di conto con il calendario in mano, pronti ad accelerare il piu’ possibile per incassare l’ok definitivo entro il 2018, come annunciato da Conte. è il Pd a ‘denunciarè il tentativo di incardinamento nelle commissioni di palazzo Madama del disegno di legge quando ancora era in corso l’esame alla Camera: “assurdo e grave”, tuona il dem Alan ferrari, che chiede l’intervento della presidente Casellati.
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