“Mi dispiace aver dovuto dedicare tante pagine alla falsa accusa di cui sono stato vittima, ma la cosa ha portato acqua al mulino dello scrittore, aggiungendo un suggestivo elemento drammatico a una vita altrimenti abbastanza banale”. Col suo solito umorismo Woody Allen spiega, alla fine della sua autobiografia ‘A proposito di niente‘, uscita in formato digitale per ‘La nave di Teseo‘, perché una buona parte del libro sia dedicato alla replica alle accuse di molestie mossegli da Mia Farrow e dalla figlia Dylan.
L’altro figlio della coppia (unico naturale), Ronan Satchel Farrow, giornalista e paladino del movimento MeToo è diventato il grande accusatore di Allen riuscendo a bloccare la pubblicazione dell’autobiografia (e autodifesa) da parte del Gruppo Hachette ( leggi sul blog Settima Arte l’articolo: “Woody Allen deve morire. In silenzio“).

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Woody Allen (foto Afp)
Ora un altro editore – Arcade Publishing – è subentrato negli Usa e il regista avrà voce anche laggiù. Intanto ‘parla’ in Italia. E lo fa con un libro come sempre molto acuto e ricco di aneddoti, dove la parte dedicata all’autodifesa è consistente e significativa.
Stavolta parla Woody Allen
E’ la prima volta che Woody Allen parla diffusamente e in dettaglio delle accuse di molestia e si difende accusando. Ovviamente Mia Farrow, colpevole a suo dire di aver plagiato di due figli piccoli – Dylan di 7 anni, convincendola che era stata molestata dal padre adottivo, e Ronan di 5 anni a cui aveva fatto “il lavaggio del cervello” convincendolo che il padre era un orco – che si era voluta vendicare del tradimento di Allen con la figlia adottiva Soon-Yi Previn. Accuse che sono state cavalcate dal movimento MeToo per cui Woody Allen è diventato un simbolo del molestatore e – forse – del predatore sessuale. Di minori, per giunta.
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